Un vuoto tra due palazzi. Ciò che rimane del crollo di via Roma a 12 anni dall’accaduto

di ROCIOLA Savio

Tina, Maria, Matilde, Giovanna, Antonella e un “vuoto” tra due palazzi, che sembra incolmabile, i protagonisti di quella che ormai è storia di vita vissuta, in una Barletta che il 3 ottobre di ormai 12 anni fa si stringeva in momenti di dolore, cordoglio, paura, aiuto e solidarietà.

Sì erano le ore 12.20 di un normale giorno lavorativo, le vittime erano lì intente a lavorare, l’ultima ragazza invece, la 14enne era da poco rientrata da scuola, un minuto dopo, solo macerie e vite spezzate. Ore 12:21, a 12 anni dalla tragedia, una rappresentanza di autorità civili, le famiglie delle vittime e Don Roberto, con un minuto di silenzio, una preghiera e un piccolo omaggio floreale hanno reso memoria alle vittime di eventi così tragici (quello di via Roma non è l’unico crollo che ha colpito la città). Il crollo, dell’immobile di tre piani con all’interno un laboratorio di confezione, che all’inizio aveva lasciato sulle pareti solo un quadro, quello della Patrona di Barletta (Maria SS. dello Sterpeto), oggi lascia un vuoto, quasi assordante, che fa pensare a come un semplice lunedì possa spezzare il filo sottile della fragile vita che tutti ogni giorno viviamo.

Malaedilizia, che porta il sottotitolo “strage di donne”, ricordata da un vuoto, chiuso da una cancellata, davanti alla quale passando oggigiorno talvolta non si fa neanche più caso. Pensiamo che sia normalità, un “paesaggio” che oramai non crea neanche più rumore nelle menti e nei cuori. E se invece quel posto venisse rivalorizzato, ripulito e donato alla cittadinanza rendendo l’area una piccolissima zona verde, o magari posizionando un semplice albero e qualche panchina, solo per non lasciar chiuso in un cancello un luogo simbolo di cronaca del territorio, capitolo di un libro che nel 2011 si è riaperto a distanza di 55 anni (crollo via Canosa)?

Riflettiamo, ricordiamo, pensiamo… Rendiamo vivo il ricordo e facciamo rinascere un fiore con lo stesso rumore che ha fatto il palazzo quando si è piegato su se stesso.

Savio Rociola

 

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