Ai domiciliari con le accuse di concussione e peculato il dottor Francesco Nemore e la sua infermiera Cosima Abbattista. Secondo la Procura di Trani i due avrebbero incassato soldi per far saltare le liste d’attesa ai pazienti
di Linda Cappello
TRANI – Ecco come funzionava il sistema delle visite intra-moenia nell’ambulatorio di Radiologia del Pta di Trani. Ne hanno parlato a lungo giovedì, nelle stanze del commissariato, il direttore generale della Asl Bt Tiziana Di Matteo ed il direttore sanitario Sandro Scelsi, sentiti come persone informate dei fatti nell’ambito dell’inchiesta che la scorsa settimana ha fatto finire agli arresti domiciliari con le accuse di concussione e peculato il dottor Francesco Nemore e la sua infermiera Cosima Abbattista.
Secondo la Procura di Trani i due avrebbero incassato soldi per far saltare le liste d’attesa ai pazienti. Ed è proprio per cristallizzare il quadro accusatorio che gli agenti hanno voluto capire bene quali erano i meccanismi abituali con cui avvenivano i pagamenti degli esami diagnostici e le prenotazioni.
In base a quanto emerso dopo le verifiche degli investigatori, pare che tutti i pazienti si siano rivolti prima al Cup, pagando – quando non esenti – il previsto ticket di 36 euro. Sarebbero poi stati invitati a rivolgersi direttamente a Nemore che, a fronte di situazioni cliniche ritenute dallo stesso «urgenti», avrebbe poi anticipato la data dell’esame e avrebbe preteso il pagamento in contanti: 50 euro per gli accertamenti più semplici, 100 euro per Tac e risonanze magnetiche.
L’inchiesta è stata avviata grazie alla denuncia di un poliziotto di Andria, presentatosi al Cup come un qualsiasi cittadino per effettuare una radiografia. Dopo aver regolarmente pagato il ticket, gli sarebbe stata fatta una successiva richiesta di denaro a fronte della quale il medico gli avrebbe spiegato di non poter emettere la fattura.
Già nel novembre scorso gli investigatori avevano effettuato una prima acquisizione di documenti nell’ambulatorio, in seguito alla quale il professionista aveva avuto sentore del fatto che era stata avviata un’inchiesta. E infatti avrebbe contattato alcuni dei pazienti dai quali aveva ricevuto le somme di denaro, gettando fra i rifiuti prove documentali. L’episodio, però, è stato ripreso dalle telecamere, ed ha consentito ai poliziotti di recuperare ciò di cui il medico aveva tentato di liberarsi.
Il giorno dopo l’arresto, Nemore ha presentato le dimissioni. Dal 1° febbraio sarà in pensione dalla Asl Bat. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, sia lui che la Abbattista si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Nel fascicolo del pm Francesco Tosto compare anche il nome di un terzo indagato, per il quale non è stata emessa alcuna misura: si tratta del dipendente del Cup che gestiva le prenotazioni.
Sono una trentina i casi contestati. Il radiologo avrebbe anche effettuato accertamenti diagnostici gratuiti a parenti ed amici. A suo carico, poi, c’è anche l’accusa di truffa allo Stato: in alcuni casi, grazie all’aiuto della sua collaboratrice, Nemore avrebbe falsamente attestato la sua presenza in ospedale.
fonte: Gazzetta del Mezzogiorno
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