Sfiorata la tragedia: indagini in corso per determinare le cause del cedimento strutturale
di Redazione
ROMA (EN24) – 02.08.2024 Nel pomeriggio del 2 agosto 2024, presso l’Arsenale Militare Marittimo di Taranto, si è verificato un incidente significativo: la barca porta del bacino Ferrati ha ceduto improvvisamente, provocando conseguenze che sono ancora in fase di valutazione.
La barca porta, una grande paratia mobile utilizzata per chiudere e regolare il bacino Ferrati, ha ceduto per cause ancora da accertare. Il bacino era stato svuotato dell’acqua da alcuni giorni per permettere le operazioni preparatorie all’ingresso di una unità navale in manutenzione. Al momento dell’incidente, non erano presenti né personale né mezzi nel bacino o nelle sue immediate vicinanze, prevenendo così una possibile tragedia.
Il bacino Ferrati è una delle strutture di manutenzione navale più imponenti d’Europa, in grado di ospitare navi delle dimensioni della portaeromobili Cavour. Con una lunghezza di 243 metri e una larghezza di 35 metri, è stato costruito nel 1916 e successivamente intitolato a Edgardo Ferrati, noto per il recupero della corazzata Da Vinci, portata in bacino capovolta. Questo bacino rappresenta una parte cruciale dell’Arsenale di Taranto, specializzato nelle operazioni di manutenzione e riparazione navale.
Diverse ipotesi sono al vaglio degli esperti per determinare la causa del cedimento. Ecco alcune considerazioni preliminari: Operazioni di Svuotamento: Da quanto si è appreso, solo 36 ore prima dell’incidente, la Nave Etna, rifornitrice della Squadra Navale, aveva lasciato il bacino dopo i lavori di carenatura. Subito dopo, il bacino è stato chiuso e svuotato, operazione che potrebbe aver influito sulla stabilità della barca porta. Vetustà della struttura: La barca porta del bacino Ferrati era già prevista per la sostituzione, indicando una possibile debolezza strutturale dovuta all’età. Il recente varo di nuove barche porta per il bacino Brin rafforza l’ipotesi di una necessità di ammodernamento anche per il Ferrati. Errore Umano: Non si può escludere la possibilità di un errore umano durante le operazioni di chiusura e svuotamento del bacino.
Al momento, non sono stati registrati feriti, ma l’incidente ha provocato notevoli danni strutturali e ambientali. Secondo Luciano Manna del sito Veraleaks, nel primo seno del Mar Piccolo sono finiti fanghi, polveri, legni, serbatoi e carpenterie, insieme a quanto era necessario per i lavori nel bacino, con potenziali gravi ripercussioni sull’ecosistema marino.
La Cgil e la Fp Cgil di Taranto hanno espresso preoccupazione per il continuo impoverimento occupazionale e delle competenze dell’Arsenale di Taranto. Giovanni D’Arcangelo, segretario generale della Cgil di Taranto, ha sottolineato come l’incidente sia una conferma del deterioramento delle infrastrutture storiche del presidio.
Pietro Avellino, coordinatore Difesa della Fp Cgil, ha dichiarato che solo il destino ha evitato una tragedia umana, poiché in quel momento non c’erano operai al lavoro nel bacino. Ha aggiunto che l’incidente evidenzia la necessità di un intervento urgente per evitare future catastrofi.
Grazia Albano, segretaria della Fp Cgil, ha evidenziato il significato storico dell’Arsenale di Taranto e l’impatto negativo che il crollo di una sua parte rappresenta per la città e per i lavoratori che avevano sperato in un rilancio dell’infrastruttura.
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