Teresa del Bambino Gesù, santa “moderna” e oggi figura di riferimento anche per l’Unesco

Suscita stupore che la giovane francese, santa e Dottore della Chiesa, sia stata optata tra le personalità significative che l’Unesco, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, intende mettere in luce nel 2022-2023. Grato stupore, di cui però è necessario cogliere la ragione profonda perché non si tratta solo di superare una certa stucchevole visione di Teresa e delle sue rose, intrisa di superficialità ma di scendere nel profondo e comprendere l’impronta scientifica che lasciò impressa nella storia della spiritualità e della stessa teologia

di Cristiana Dobner

Il 2 gennaio 2023, cadeva un anniversario importante per chi conosce e predilige Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo: 150 anni dalla sua nascita.

Data sempre ricordata dalla famiglia carmelitana e da tutti coloro che, in un modo o nell’altro, hanno potuto leggere o anche semplicemente conoscere Teresa e la sua piccola via.

Da parte dell’Unesco, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, che la giovane francese, santa e Dottore della Chiesa, sia stata optata tra le personalità significative che intende mettere in luce nel 2022-2023, suscita stupore.

Grato stupore, di cui però è necessario cogliere la ragione profonda perché non si tratta solo di superare una certa stucchevole visione di Teresa e delle sue rose, intrisa di superficialità ma di scendere nel profondo e comprendere l’impronta scientifica che lasciò impressa nella storia della spiritualità e della stessa teologia.

Con il patrocinio dell’Unesco si susseguiranno conferenze, incontri e una mostra per scorrere tutta la vicenda terrena della giovane monaca ma anche di poter seguire tutta la sua evoluzione interiore.

Perché ci troviamo dinnanzi non solo ad un’esperienza spirituale, interiore, lodevole e importante perché tocca la vita di una persona ma ad un passo decisamente innovativo che lo Spirito ha voluto consegnare ad una giovane disposta ad ascoltarLo e a seguirLo sulle vie che le avrebbe indicato.

Lo Zeitgeist, lo spirito del tempo, quello in cui il Padre ha voluto nascesse Teresa e di cui ha respirato l’aria culturale, è una temperie, per la Francia e non solo, innovativa, ardita e che creava  nuovi modi di pensare e di esistere.

La giovanissima carmelitana si è inserita nel dramma della modernità. Come però? Può condividerne slanci ed intenti?

Postulo un’ipotesi che si può dimostrare: leggere e ponderare i testi di Teresa mettendosi in ascolto delle risonanze che suscitano e cogliere accostamenti nuovi e imprevedibili. Una sorta di rimandi fra il mondo culturale a lei coevo e la sua vicenda personale, spesa in un oscuro e dimenticato Carmelo di Normandia.

Il primo dato è innegabile:

il dramma della modernità è l’assenza di Dio.

Affermava Jacobi “Il nostro mondo si avvia verso una situazione in cui sarà altrettanto ridicolo credere in un Dio, come lo è oggi credere negli spettri”.

Heine nel 1834 aveva scritto “Il nostro cuore è pieno di pietà perché è lo stesso vecchio Jehovah che si prepara alla morte…L’abbiamo visto purificarsi, spiritualizzarsi ancora di più, diventare paterno, misericordioso, benefattore del genere umano, filantropo… Niente ha potuto salvarlo! Non sentite la campanella? In ginocchio! Si portano i sacramenti a un Dio che muore!”

Il secolo vive in un tunnel che per Teresa, non per conoscenze libresche, ma perché respirava l’aria del suo tempo ed era in ascolto dello Spirito, diventa il tunnel di un’eco creante, tunnel personale, gravido di una malattia allora incurabile e dolorosa come la tubercolosi, e tunnel della notte della fede.

Sottolinea C. M. Martini “Certamente c’è molta affinità tra la penetrazione nelle tenebre della non credenza e la notte oscura dei mistici. Più semplicemente farei riferimento all’espressione di santa Teresa di Gesù Bambino, che si sentiva partecipe della mensa degli increduli. C’è certamente una straordinaria affinità fra la notte della fede e la non fede, anche se le due cose sono opposte in maniera contraddittoria”.

Teresa accoglie e lascia che agisca lo Spirito trasfigurando il sentire e diventare, realmente, un’eco creante: Gli dico che sono felice di non gioire di questo bel Cielo sulla terra purché Egli lo apra per l’eternità ai poveri increduli. Così, malgrado questa prova che mi toglie ogni godimento posso tuttavia scrivere: “Signore tu mi colmi di gioia per tutto quello che fai”. (Ps XCI). Infatti c’è una gioia più grande di quella di soffrire per tuo amore?… Più la sofferenza è intima, meno appare agli occhi delle creature, più ti suscita gioia, o mio Dio. Ma se, per assurdo, tu stesso dovessi ignorare la mia sofferenza, sarei ancora più felice di possederla, se con essa potessi impedire o riparare una sola colpa commessa contro la Fede…

 

Fonte: Agensir

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