TARANTO | Perché la Destra domina la scena politica: il fenomeno conservatore secondo Italo Bocchino ospite della Fondazione Tatarella

Per Dario Iaia (FdI): “La destra è vicina al popolo e alle radici italiane, mentre la sinistra parla di popolo senza conoscerlo davvero”

di Redazione

Nella mattinata di sabato 9 aprile, presso il Nautilus di Taranto, si è tenuta la presentazione del libro Perché l’Italia è di Destra – Contro le bugie della Sinistra, ultimo lavoro del noto giornalista, politico e intellettuale di area conservatrice, Italo Bocchino. L’evento, organizzato dalla Fondazione Tatarella nell’ambito della rassegna culturale “Incontri d’autore”, ha visto la partecipazione di Fabrizio Tatarella, vicepresidente della Fondazione Tatarella, dell’onorevole Dario Iaia, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia (FdI), del consigliere regionale Renato Perrini, capogruppo FdI  alla Regione Puglia, e , con la moderazione del giornalista Walter Baldacconi.

L’incontro, contraddistinto da una calorosa partecipazione del pubblico, ha offerto spunti significativi di riflessione sulle sfide, sui successi e sulle prospettive della destra in Italia. Bocchino ha delineato con competenza e brillantezza la nuova destra conservatrice, analizzando le radici profonde di questo movimento e le dinamiche che ne stanno guidando l’evoluzione fino ai giorni nostri, con un approccio documentato e basato su dati. Tra i documenti riportati, Bocchino ha presentato una serie di numeri e statistiche che evidenziano come in momenti storici cruciali gli italiani abbiano scelto di votare a destra. Dalle elezioni del 1948, passando per l’ascesa di Silvio Berlusconi nel 1994, fino al governo Meloni del 2022, emerge un filo conduttore che testimonia una costante inclinazione del Paese verso la destra in situazioni decisive.

Bocchino ha sfidato apertamente la narrazione dominante, sostenendo che i media mainstream tendono a rappresentare la destra come un movimento “grezzo” e privo di una classe dirigente competente. Secondo l’autore, questo stereotipo viene smentito dai risultati ottenuti dal governo attuale, guidato da Giorgia Meloni, che sta dimostrando nei fatti di essere all’altezza delle sfide poste dal Paese. Bocchino ha illustrato come la destra sia riuscita a consolidare una classe dirigente preparata e radicata nel territorio, attenta ai problemi dei cittadini e capace di una visione pragmatica, orientata verso la stabilità e la sicurezza sociale.

“Non è solo una questione di slogan, ma di visione politica capace di parlare a chi lavora e investe in Italia”, ha sottolineato Bocchino. Ha anche sottolineato come la destra contemporanea stia riuscendo a includere diverse categorie della popolazione, dagli operai agli imprenditori, rappresentando un’alternativa concreta rispetto a una sinistra accusata di essere “lontana dal popolo” e priva di un reale contatto con i problemi quotidiani dei cittadini.

Tra i temi principali affrontati nel libro, Bocchino ha dato ampio spazio alla questione demografica, all’emergenza dei flussi migratori, e all’importante riforma del premierato, sostenuta anche da alcune parti dell’opposizione.

Un tema particolarmente delicato è stato quello dell’antifascismo, che Bocchino ha definito “strumentalizzato” da una parte della stampa italiana. Secondo lui, molti media tendono a trattarlo come un argomento viscerale, lontano dalle realtà sociali e politiche attuali. “L’antifascismo è un valore della nostra storia, ma strumentalizzarlo rischia di ridurre l’attenzione sulle vere questioni del Paese”, ha sostenuto Bocchino, criticando la sinistra per la sua incapacità di rinnovarsi e per il continuo ricorso a tematiche che, secondo l’autore, risultano superate rispetto ai bisogni concreti del popolo italiano.

L’ex direttore del Secolo d’Italia, in un momento particolarmente significativo dell’incontro, ha voluto esprimere i propri auguri al ministro Raffaele Fitto, definito un Campione per l’Europa, in vista dell’audizione che avrà il 12 novembre a Bruxelles per la nomina a vicepresidente esecutivo della Commissione Europea. Un augurio che rappresenta l’auspicio della destra italiana di affermarsi come forza politica che guarda all’Europa con una leadership capace di coniugare interesse nazionale e dimensione europea.

Il libro di Bocchino ha suscitato molto interesse tra i presenti, tanto che tutte le copie disponibili sono andate rapidamente esaurite. L’evento si è dimostrato un’occasione di confronto e dialogo su temi fondamentali per il futuro della destra e del Paese, con spunti di riflessione profondi che hanno coinvolto tanto i relatori quanto il pubblico.

In conclusione, l’onorevole Dario Iaia ha rilasciato un’intervista a EasyNews24 per approfondire ulteriormente il ruolo della destra in Italia e il suo confronto con la sinistra. Di seguito i passaggi salienti dell’intervista:

Alla luce di questo interessante libro di Bocchino, e ricordando la canzone del grande Giorgio Gaber, che cos’è oggi la destra e che cos’è oggi la sinistra?

Dario Iaia: «La destra è quel movimento di idee che rappresenta il partito conservatore, quindi quelle persone, quel movimento, quei partiti che si riconoscono nella patria, che si riconoscono nella famiglia, che si riconoscono nel rispetto della storia, certamente aperto alle innovazioni, certamente aperto alle novità. Noi guardiamo con grande attenzione anche ai temi della digitalizzazione, della transizione ecologica ed energetica, al tema dell’intelligenza artificiale che ci interessa tanto, ma siamo concreti, siamo persone che stanno con i piedi per terra e sempre in mezzo al popolo. Dall’altra parte invece registriamo un atteggiamento diverso di un gruppo, un’ideologia che è basata su un finto progressismo, nel senso che lo abbiamo visto anche nelle ultime elezioni americane, essere lontani dal popolo, cercare di far finta di amare il popolo ma non stare in mezzo alla gente, non essere concreti e proporre poi dei programmi che in realtà non hanno nessuna ricaduta positiva sulle persone.»

Cos’è invece la sinistra al caviale?

Dario Iaia: «È assolutamente questo, cioè una sinistra che parla del popolo ma non lo ama, non lo frequenta e non lo conosce soprattutto.»

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