Secondo l’Onu va fatto di più per garantire gli obiettivi di Parigi
I Paesi del mondo non fanno abbastanza per combattere il riscaldamento globale. Negli ultimi tempi hanno aumentato gli sforzi, ma questi non bastano ancora per raggiungere gli obiettivi fondamentali dell’accordo di Parigi sul clima. E la pandemia di covid-19, che sta assorbendo risorse gigantesche, non aiuta certo a migliorare la situazione. Queste le conclusioni dell’ultimo rapporto dell’Unfccc (l’agenzia dell’Onu per la lotta alla crisi climatica) diffuso ieri e che già molti definiscono «sconfortante».
Settantacinque Paesi, quelli che producono il 30 per cento dei gas serra, hanno preso impegni per una serie di riduzioni che entro il 2030 porteranno a un taglio complessivo delle emissioni di appena l’1%, rispetto ai valori del 2010. Tuttavia, secondo il centro studi dell’Onu sul clima, l’Ipcc, per raggiungere l’obiettivo ottimale dell’accordo di Parigi (mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali), entro il 2030 bisognerebbe tagliare le emissioni globali del 45% rispetto al 2010.
Il rapporto dell’Unfccc è ancora parziale: riguarda solo 75 dei 196 Paesi che hanno firmato l’accordo di Parigi. Mancano i due più grandi produttori di emissioni, Stati Uniti e Cina, che non hanno ancora comunicato all’agenzia i loro impegni aggiornati rispetto a quelli presi a Parigi nel 2015. Ma anche se lo studio riguarda solo il 30% delle emissioni globali, il quadro è davvero negativo. Se quasi un terzo dei produttori mondiali di gas serra ha in programma di tagliare le emissioni di appena l’1% in dieci anni (quando invece bisognerebbe dimezzarle), i target dell’accordo di Parigi diventano pura illusione. Fra i 75 Paesi presi in considerazione nella ricerca dell’Unfccc ci sono Giappone, Brasile e Australia: grandi produttori di gas serra, con programmi di riduzione decisamente modesti rispetto all’accordo di Parigi.
Che cosa ci aspetta? Quali conclusioni bisogna trarre? «Questo rapporto mostra che l’attuale impegno dei Paesi è ben lontano dal metterci sulla strada per arrivare agli obiettivi dell’accordo di Parigi» ha detto Patricia Espinosa, segretario esecutivo dell’Unfccc. Occorre fare di più e farlo subito. «Mentre riconosciamo la svolta recente verso una più forte azione climatica nel mondo, le decisioni per accelerare ed ampliare ovunque l’azione devono essere prese ora». Espinosa ha chiarito che il rapporto è «uno scatto, non un panorama completo» sugli Ndc (Nationally Determined Contributions). Un margine di miglioramento c’è, anche se la pandemia di covid-19 pone «sfide impegnative» per molte nazioni nel completamento dei loro impegni sul clima.
Per Tasneem Essop, direttore esecutivo del Climate Action Network (gruppo di organizzazioni ambientaliste non governative ), «il rapporto mostra con freddi numeri come i governi stiano fallendo nel fermare la crisi climatica». Jenninfer Morgan di Greenpeace International commenta che «i Paesi devono lavorare insieme per anteporre la tutela delle persone e del pianeta agli interessi dell’industria fossile». Per Manuel Pulgar-Vidal del Wwf International «è ingiustificabile che i Paesi più ricchi al mondo, i quali rappresentano il 75% delle emissioni globali, non abbiano fatto la loro parte».
fonte: (Osservatore Romano)
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