Spari contro Trump, l’Fbi: «Volevano assassinarlo». Si teme una talpa nello staff. Mosca: «Giocare con il fuoco ha conseguenze»

Nuovo attentato a Trump: gli agenti del Secret Service hanno aperto il fuoco contro una persona armata vista vicina al campo da golf dell’ex presidente, in Florida. L’uomo, il 58enne Ryan Routh, è poi stato arrestato. Il candidato repubblicano: «Non mi arrenderò mai»

di Viviana Mazza

NEW YORK  – L’Fbi sta indagando su «quello che sembra essere un nuovo tentativo di assassinio» contro Donald Trump. È l’ennesimo sviluppo straordinario in una campagna elettorale senza precedenti. È la seconda volta in due mesi che qualcuno cerca di uccidere il candidato repubblicano alla Casa Bianca, dopo il cecchino che lo ha ferito all’orecchio e ha ucciso un suo sostenitore il 13 luglio a Butler, Pennsylvania.

L’ex presidente e candidato repubblicano alla Casa Bianca stava giocando nel suo campo da golf a West Palm Beach, in Florida, insieme all’amico e mega-finanziatore Steve Witkoff. Si trovava tra le buche 5 e 6, ed era circondato dai servizi segreti. Un agente è andato avanti a perlustrare l’area verso cui si dirigeva Trump e ha notato la canna di un fucile semiautomatico tipo AK-47 che emergeva dalla recinzione metallica tra i cespugli, a 350-500 metri di distanza, da una postazione da cui si potevano vedere entrambe le buche. Il fucile era fornito di cannocchiale da puntamento, il che avrebbe permesso di colpire da quella distanza. I servizi segreti hanno sparato nella sua direzione alle 13:30 locali (le 19:30 in Italia). Non è chiaro se l’uomo sia riuscito a sparare, ma ha abbandonato l’arma ed è scappato a bordo di una Nissan nera. Sul posto sono stati ritrovati due zaini, una placca per giubbotto antiproiettile e anche una telecamera GoPro attaccata alla recinzione: gli agenti pensano che fosse predisposta per riprendere l’attentato.

«Giocare con il fuoco ha le sue conseguenze», ha commentato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, riferendosi proprio al presunto attentato alla vita di Donald Trump. Peskov rispondeva a una domanda sui possibili collegamenti con l’Ucraina del presunto attentatore, Ryan Routh, che in passato si è recato a Kiev sollecitando un maggiore sostegno dell’Occidente all’Ucraina e ha affermato di voler reclutare miliziani stranieri per combattere contro i russi, definiti come «il male».
Le autorità hanno bloccato il traffico e poco dopo il sospetto è stato arrestato grazie a un testimone che lo aveva visto uscire dai cespugli e aveva fotografato la targa dell’auto. Prima la tv di destra Fox News e il New York Post e poi anche la Cnn hanno rivelato nella notte che il nome dell’attentatore sarebbe Ryan Wesley Routh, 58 anni: ha vissuto nelle Hawaii ed è originario della North Carolina dove ha lavorato come muratore. A giudicare dai suoi numerosi post sui social relativi all’Ucraina, Routh sarebbe andato a Kiev perché voleva combattere e reclutare “soldati” da portare nel Paese per unirsi alla guerra, ma non è chiaro se abbia partecipato ai combattimenti. È anche un sostenitore di Taiwan. Secondo la Cnn, in America è stato arrestato otto volte per reati minori. L’auto ere registrata a nome della figlia. «Il sospetto era calmo quando è stato arrestato e non era armato», ha detto lo sceriffo.

Restano diverse domande: come era a conoscenza della presenza di Trump in quel campo da golf, che non era stata pubblicamente annunciata? E perché, nonostante l’aumento delle misure di sicurezza dopo l’attentato in Pennsylvania, il perimetro intorno al club non era protetto da agenti? Il timore, secondo alcune fonti riportate dai media, è quello di un talpa interna alla squadra di Trump.

Trump è stato messo in lockdown per almeno due ore, prima di essere autorizzato a tornare alla sua residenza di Mar-a-Lago nell’isola poco lontana di Palm Beach. Il presidente Joe Biden e la vicepresidente Kamala Harris hanno detto di essere «sollevati che stia bene». Harris, rivale di Trump per la Casa Bianca, ha aggiunto sui social: «La violenza non ha alcun posto on America».

Un paio d’ore dopo, Trump ha inviato una mail ai suoi sostenitori e finanziatori: «Prima che le voci si diffondano fuori controllo, voglio che sentiate questo: Sono al sicuro e sto bene! Nulla mi rallenterà. Non mi FERMERO’ MAI». Parole simili a quelle pronunciate dopo le incriminazioni e dopo l’attentato di Butler.
Durante il dibattito tv contro Harris, Trump aveva dichiarato: «Probabilmente mi sono beccato un proiettile per via delle cose che dicono di me. Dicono che io sono una minaccia alla democrazia. Sono loro la minaccia». Il senatore della South Carolina Lindsey Graham, uno degli alleati che gli ha parlato dopo l’attentato, ha detto di averlo trovato «di ottimo umore… più determinato che mai a salvare il nostro Paese».

FONTE: CORRIERE.IT

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