L’imprenditore è a capo dell’azienda agricola “Il Vignale” di Orta Nova, dove produce uva da vino, pomodoro, grano, asparago, carciofo e finocchio
«Mai visto niente di simile: l’acqua è finita e quella che c’è ha una qualità scarsa. Da un momento all’altro i pozzi non tirano più e non c’è certezza del futuro. Cosa farò? Sicuramente già da agosto ridurrò la produzione di ortaggi. Senza la certezza della risorsa idrica non si possono fare investimenti». Mario De Matteo è a capo dell’azienda agricola “Il Vignale” situata a Orta Nova su 200 ettari. Uva da vino, pomodoro, grano, asparago, carciofo e finocchio sono le colture che figurano nel catalogo fornito ai clienti. Ma l’emergenza siccità mette a rischio la tenuta dei conti e il futuro dell’attività.
De Matteo, lei è la terza generazione di una famiglia di produttori. La tecnologia aiuta e tutto è più facile.
«Direi proprio di no. Soprattutto se prendiamo in esame i problemi che si aggiungono continuamente: gli effetti del cambiamento del clima, i vincoli Ue e il mercato che riconosce un basso prezzo di vendita».
«Mio nonno vendeva un chilogrammo di pomodori a 300 lire, noi a 15 centesimi di euro. Non è cambiato nulla in termini di introiti, ma i costi sono alle stelle».
Anche quelli dell’acqua?
«C’è emergenza e non per la questione del prezzo. La Capitanata è a rischio desertificazione e gli invasi sono a secco. Tra pochi giorni chiuderemo i battenti perché ciò che resta sarà destinato all’uso potabile».
Eppure c’è chi dice che i produttori non fanno innovazione. Avete investito nell’irrigazione?
«Guardi nella provincia di Foggia le aziende agricole sono in grado di utilizzare al meglio l’acqua a disposizione. Abbiamo gli impianti a goccia con doppio tubo, le centraline che ottimizzano l’erogazione e le sonde nel terreno per rilevare l’umidità. Purtroppo, manca la materia prima, l’acqua, perché viviamo su investimenti di 40 anni fa».
Cosa si potrebbe fare nell’immediato?
«Nulla, il quadro è drammatico. La raccolta di grano e la presenza di olive sono calati del 50 per cento. In vista dell’autunno-inverno non sarà possibile piantare grandi quantità di ortaggi. Mancano le riserve idriche».
Eppure ci sono i pozzi.
«Sì, ma più non piove più la falda si abbassa. Così peschiamo acqua salmastra che non è utile per l’irrigazione».
Oppure?
«Capita che dai pozzi non esce più nulla. È successo pochi giorni fa».
Ma ci sarà un intervento a breve termine che possa aiutare gli agricoltori?
«C’è il cosiddetto “tubone” che potrebbe portare l’acqua in eccesso del Molise (si disperde in mare) fino alla Capitanata. Il progetto e i finanziamenti ci sono, ma manca la volontà politica fra le due Regioni».
In assenza di interventi cosa si potrebbe fare già da settembre?
«Se continua così, senza piogge, dovrà essere pianificato l’utilizzo dell’esistente. Parliamoci chiaro: siamo in una situazione di disastro annunciato perché le ultime precipitazioni serie risalgono a ottobre scorso. Nel 2023 ci fu un giugno con precipitazioni abbondanti, poi nulla di più fino all’autunno. L’inverno, invece, è stato negativo».
Assumerà comunque personale?
«Credo di ridimensionare l’utilizzo di manodopera di almeno un 30 per cento. Mancano i volumi».
FONTE: CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
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