L’intervento pionieristico, è stato realizzato al Massachussets General Hospital di Boston (USA): il rene di un maiale geneticamente modificato è stato trapiantato in un uomo di 62 anni, che «continua a migliorare, cammina e potrebbe essere dimesso presto»
di Ruggiero Corcella (CDS)
Il rene di un maiale geneticamente modificato è stato trapiantato in un uomo di 62 anni Richard “Rick” Slayman di Weymouth, (Massachusetts), al Massachussets General Hospital (MGH) di Boston. Lo xenotrapianto, il primo di questo tipo, è stato effettuato a Boston lo scorso fine settimana. Secondo quanto riportato nel comunicato stampa del Mass General Hospital, il paziente è in buone condizioni, «cammina già per i corridoi del Massachussets General Hospital e potrebbe essere dimesso presto».
Il rene – per il momento – sembra funzionare regolarmente, e ha iniziato a produrre urina poco dopo la conclusione dell’intervento.
Sotto la guida di Leonardo V. Riella, direttore medico per i trapianti di rene, Tatsuo Kawai, diirettore del Legorreta Center for Clinical Transplant Tolerance, insieme a Nahel Elias, direttore ad interim del reparto di chirurgia e chirurgia dei trapiantire del reparto trapianti di rene, è stato trapiantato un rene di maiale geneticamente modificato con 69 modifiche genomiche.
Pietra miliare, se i risultati saranno confermati tra un anno
«Per le science biomediche, non solo per il mondo dei trapianti di rene, si tratta di una pietra miliare – commenta Giuseppe Orlando, chirurgo dei trapianti e professore associato di Chirurgia e Medicina rigenerativa alla Wake Forest University di Winston Salem (Usa) e presidente eletto della Cell Transplant and Regenerative Medicine Society -. Oggi è un giorno direi storico, un momento nella storia della trapiantologia che abbiamo aspettato con trepidazione per decenni, e non nascondo una moderata “gioia” associata ad un cauto ottimismo».
«Non c’è dubbio che è ancora presto per trarre conclusioni definitive e sarà importante sapere se i risultati osservati a brevissimo termine saranno confermati ad almeno un anno. Se ciò si verificherà – aggiunge il professor Orlando -, allora potremo veramente dire di essere di fronte a un evento epocale, destinato a cambiare la storia della trapiantologia. L’intera comunità scientifica stava aspettando il primo xenotrapianto di rene effettuato in un paziente e finalmente ciò si è verificato. Fra l’altro, non sono sorpreso di apprendere che sia accaduto al Massachusetts General Hospital, perchè quella è la sede della scuola del pioniere dello xenotrapianto, David Howard Sachs, i cui studi sono stati fondamentali per arrivare dove siamo. Vorrei pertanto esprimere la mia ammirazione verso lo straordinario lavoro fatto dai miei colleghi ed amici a Boston».
Se i reni di animali geneticamente modificati potessero essere trapiantati «su larga scala, la dialisi diventerà obsoleta», ha dichiarato al New York Times Leonardo V. Riella.
I precedenti
Negli Stati Uniti, le migliori equipe trapiantologiche si confrontano in una «corsa agli xenotrapianti» di rene e cuore. Nel 2023 l’equipe di chirurghi della New York University Langone guidata dal professor Robert Montgomery – uno dei pionieri in questo campo a livello internazionale – era riuscita a trapiantare un rene di maiale geneticamente modificato che ha continuato a funzionare bene dopo 32 giorni in un uomo dichiarato morto secondo criteri neurologici (morte «cerebrale») e mantenuto con il cuore battente e con supporto ventilatorio.
Il primo tentativo era stato fatto, senza successo, nel 2021, su una paziente con una gravissima disfunzione renale e tenuta in vita con un respiratore.
«Negli ultimi due anni, i colleghi americani hanno condotto sperimentazioni di xenotrapianto renale su diversi pazienti in morte cerebrale – spiega Emanuele Cozzi, professore ordinario di Immunologia dei trapianti all’Università di Padova – . Questi pazienti ricoverati in terapia intensiva, che non potevano donare organi a loro volta, hanno ricevuto reni di maiale geneticamente modificati. I risultati sono stati solo in parte pubblicati dal professor Montgomery, anche se un paio di mesi fa ha rilasciato una dichiarazione che alla New York University loro hanno mantenuto in vita per più di 60 giorni un paziente in morte cerebrale che aveva ricevuto uno xenotrapianto di rene».
Si è trattato quindi di una specie di tappa di avvicinamento all’intervento di Boston.
«La novità, adesso, è che un paziente vivo, consenziente, pienamente conscio di quello che gli veniva proposto ha accettato di ricevere per la prima volta al mondo uno xenotrapianto da rene di maiale ingegnerizzato – aggiunge Cozzi -. Per quanto riguarda il rene, il genoma del maiale ha non 10 ma 69 modificazioni ed è stato descritto in uno studio pubblicato su Nature. E, fatto ancora più da rimarcare, le modifiche vanno a distruggere in maniera selettiva anche delle sezioni del genoma di maiale che hanno come ruolo quello di codificare per retrovirus porcini, (i cosiddetti Perv) ovvero virus tipici del maiale che fino ad oggi costituivano uno degli ostacoli principali all’applicazione clinica dello xenotrapianto.
«Quindi all’efficacia e all’accettabilità fisiologica fino a 60 giorni, come dimostrato dai lavori di Montgomery non ancora pubblicati, si aggiunge un livello di qualità in più, che è quello della sicurezza. Anche se sono trascorsi 4 o 5 giorni dal trapianto di Boston e ancora si dovrà attendere l’evoluzione clinica delle prossime settimane, sulla carta si tratta di un grosso passo avanti», conclude.
Negli Usa, oltre centomila persone in attesa di trapianto del rene
L’intervento, per ora andato a buon fine, in un ricevente vivente rappresenta una pietra miliare storica nel campo emergente degli xenotrapianti – il trapianto di organi o tessuti da una specie all’altra – come potenziale soluzione alla carenza di organi a livello mondiale. Secondo la United Network for Organ Sharing (UNOS), più di 100.000 persone negli Stati Uniti attendono un organo per il trapianto e 17 persone muoiono ogni giorno in attesa di un organo. Un rene è l’organo più comunemente necessario per il trapianto e si stima che i tassi di malattia renale allo stadio terminale aumenteranno del 29-68% negli Stati Uniti entro il 2030, secondo la letteratura pubblicata sul Journal of the American Society of Nephrology.
Le parole del paziente: Voglio dare speranza a tante persone
«Il vero eroe oggi è il paziente, poiché il successo di questo intervento pionieristico, una volta ritenuto inimmaginabile, non sarebbe stato possibile senza il suo coraggio e la volontà di intraprendere un viaggio in un territorio medico inesplorato. Mentre la comunità medica globale celebra questo risultato monumentale, Richard Slayman diventa un faro di speranza per innumerevoli persone affette da malattia renale allo stadio terminale e apre una nuova frontiera nel trapianto di organi», dice Joren C. Madsen, direttore del Centro Trapianti MGH.
«Sono o un paziente del Centro trapianti MGH per 11 anni e ho la massima fiducia medici, negli infermieri e nel personale clinico che si sono presi cura di me – sottolinea Slayman – . Quando il mio rene trapiantato ha iniziato a cedere nel 2023, ho nuovamente confidato nel mio team di assistenza presso MGH per raggiungere i miei obiettivi non solo di migliorare la mia qualità di vita, ma di estenderla. Il mio nefrologo, il dottor Winfred Williams e il team del Centro Trapianti hanno suggerito un trapianto di rene di maiale, spiegando attentamente i pro e i contro di questa procedura. L’ho visto non solo come un modo per aiutarmi, ma anche per dare speranza alle migliaia di persone che hanno bisogno di un trapianto per sopravvivere. Voglio ringraziare tutti coloro che alla MGH si sono presi cura di me, in particolare il dottor Williams, il dottor Kawai, il chirurgo che ha eseguito il mio primo trapianto di rene e ora questo, e il dottor Riella, che ha orchestrato la logistica dietro questo nuovo trapianto. Mi hanno supportato durante ogni fase del viaggio e ho fiducia che continueranno a farlo».
Il paziente era già stato trapiantato
Slayman, che soffre di diabete di tipo 2 e ipertensione da molti anni, aveva già ricevuto un trapianto di rene da un donatore umano deceduto nel dicembre 2018, eseguito presso MGH da Kawai, dopo essere stato in dialisi sette anni prima. Il rene trapiantato ha mostrato segni di cedimento circa cinque anni dopo e il paziente ha ripreso la dialisi nel maggio 2023. Da quando ha ripreso la dialisi, ha riscontrato complicazioni ricorrenti nell’accesso vascolare della dialisi che hanno richiesto visite in ospedale ogni due settimane per la scoagulazione e le revisioni chirurgiche, con un impatto significativo la sua qualità di vita e un problema comune tra i pazienti in dialisi.
Il protocollo ad uso compassionevole approvato da Fda
La procedura è stata eseguita nell’ambito di un unico protocollo della FDA (Food and drug administration,) ad uso compassionevole (EAP), concesso a un singolo paziente o a un gruppo di pazienti affetti da malattie gravi e potenzialmente letali per ottenere l’accesso a cure sperimentali o studi clinici in assenza di terapie valide. Il paziente ha inoltre ricevuto un’infusione di nuovi farmaci immunosoppressori.
Riella ha guidato il gruppo di medici del Mass General Transplant Center nella richiesta dell’EAP, che è stato rigorosamente esaminato dalla FDA prima della sua approvazione alla fine di febbraio. Nel complesso, i medici e i chirurghi dei trapianti MGH hanno quasi 30 anni di esperienza nella ricerca sugli xenotrapianti.
«Settant’anni dopo il primo trapianto di rene e sei decenni dopo l’avvento dei farmaci immunosoppressori, siamo sull’orlo di una svolta epocale nel campo dei trapianti. Solo al MGH ci sono oltre 1.400 pazienti in lista d’attesa per un trapianto di rene. Alcuni di questi pazienti purtroppo moriranno o si ammaleranno troppo per essere trapiantati a causa dei lunghi tempi di attesa per la dialisi. Sono fermamente convinto che gli xenotrapianti rappresentino una soluzione promettente alla crisi della carenza di organi», ha affermato Riella.
fonte: CORRIERE DELLA SERA
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