Nell’udienza ai membri della Commissione Teologica Internazionale, il Pontefice consegna il discorso e a braccio ribadisce l’importanza del contributo femminile alla riflessione teologica: “Se non sappiamo capire cos’è la teologia di una donna, mai capiremo cos’è la Chiesa”. Nel testo preparato esorta ad “una teologia evangelizzatrice” in dialogo con la cultura e con il popolo e guardando all’anniversario del Concilio di Nicea nel 2025, ripete l’auspicio di “una celebrazione comune della Pasqua”
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
“La Chiesa è donna”. E “uno dei grandi peccati che abbiamo avuto è ‘maschilizzare’ la Chiesa”. Bisogna quindi “smaschilizzarla”, e farlo a cominciare dalla teologia. Il Papa incontra i membri della Commissione Teologica internazionale, l’organismo istituito da Paolo VI presso l’allora Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1969 (fu una proposta della prima assemblea del Sinodo dei Vescovi) per aiutarla ad esaminare le questioni dottrinali di maggior importanza.
La capacità di riflessione teologica delle donne
In ripresa dall’infiammazione ai polmoni, il Papa consegna il discorso preparato: “C’è un bel discorso qui con cose teologiche, ma come sto io, meglio non leggerlo”, dice. A braccio, però, Francesco vuole condividere qualche riflessione per ribadire l’importanza della riflessione teologica e ringraziare la Commissione per il lavoro svolto. Unito a questo anche un appunto, anzi, il disappunto – “scusatemi la sincerità!” – per la scarsa presenza femminile nell’organismo:
Una, due, tre, quattro donne: poverette! Sono sole! Ah, scusami: cinque! Su questo dobbiamo andare avanti
La donna “ha una capacità di riflessione teologica diversa da quella che abbiamo noi uomini”, sottolinea il Papa, ricordando gli studi da lui effettuati sui libri di “una tedesca brava”, la filosofa e scrittrice Hanna-Barbara Gerl, su Romano Guardini. “Lei aveva studiato quella storia e la teologia di quella donna non è tanto profonda, ma è bella, è creativa”.
Il peccato di “maschilizzare” la Chiesa
La “dimensione femminile della Chiesa”, annuncia il Pontefice ancora a braccio, sarà pure al centro dei prossimi lavori del C9, il gruppo di cardinali che coadiuvano il Papa nel governo della Chiesa. Il tema è, dunque, centrale perché “la Chiesa è donna”.
Se noi non sappiamo capire cos’è una donna, cos’è la teologia di una donna, mai capiremo cos’è la Chiesa. Uno dei grandi peccati che abbiamo avuto è “maschilizzare” la Chiesa
Principio petrino e mariano
“Questo non si risolve per la via ministeriale; questa è un’altra cosa”, sottolinea poi Papa Francesco, in riferimento alle discussioni sul sacerdozio femminile. “Si risolve per la via mistica, per la via reale”, afferma. Ribadisce quindi il “principio petrino e principio mariano” di matrice balthasariana che gli ha dato “tanta luce”. “Si può discutere questo, ma i due principi ci sono. È più importante il mariano che il petrino, perché c’è la Chiesa sposa, la Chiesa donna, senza maschilizzarsi”, rimarca.
E voi vi domanderete: dove porta questo discorso? Non soltanto per dirvi che abbiate più donne qui dentro – questo è uno – ma per aiutare a riflettere. La Chiesa donna, la Chiesa sposa. E questo è un compito che vi chiedo, per favore. Smaschilizzare la Chiesa.
“Grazie per quello che fate”, ripete infine il Papa, e aggiunge: “Scusatemi, ho parlato troppo e mi ha fatto male”, riferendosi alle sue condizioni di salute. Chiede a tutti di recitare un Padre Nostro “ognuno nella propria lingua” e alla fine, come consuetudine, preghiere per sé: “Pregate per me. Pregate a favore, non contro, perché questo lavoro non è facile”.
Conversione missionaria della Chiesa
Nel discorso consegnato il Papa rinnova invece l’invito ai teologi ad una “conversione missionaria della Chiesa”. Fine al quale bisogna dedicarsi “con ogni energia del cuore e della mente”, perché non è altro che una risposta alla chiamata di Gesù a evangelizzare, fatta propria dal Concilio Vaticano II che ha enunciato il proposito di “illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo”. Dunque un “nuovo slancio missionario” che “sappia comunicare la bellezza della fede”, il cui “presupposto indispensabile”, afferma Papa Francesco, è una Chiesa sinodale.
Una teologia dal basso e in ginocchio
Su questa scia, il Vescovo di Roma rilancia ai membri della Commissione Teologica internazionale la proposta di “una teologia evangelizzatrice, che promuova il dialogo con il mondo della cultura”. È una necessità di cui i teologi sono chiamati a farsi carico “in sintonia con il Popolo di Dio”, cioè “dal basso” con “uno sguardo privilegiato per i poveri e i semplici” e al tempo stesso anche “in ginocchio”, perché “la teologia nasce in ginocchio, nell’adorazione di Dio”.
L’anniversario del Concilio di Nicea
Sempre nel discorso preparato, Francesco si sofferma poi sulle due sfide attuali che la Commissione sta approfondendo, “la questione antropologica e la tematica ecologica”, a cui si aggiunge il lavoro per proporre “una riflessione aggiornata e incisiva” sull’attualità della “fede trinitaria e cristologica confessata dal Concilio di Nicea”. Evento di cui si celebreranno i 1700 anni nel 2025, in coincidenza con il Giubileo.
Luce nel buio del mondo
Il Papa indica “tre motivi” che rendono “promettente” la riscoperta di Nicea: un motivo spirituale, un motivo sinodale, un motivo ecumenico. Spirituale perché “a Nicea è stata professata la fede in Gesù Figlio unigenito del Padre”.
Colui che si è fatto uomo per noi e per la nostra salvezza è ‘Dio da Dio, luce da luce’. Non è solo la luce di una conoscenza impensabile, ma è luce che rischiara l’esistenza con l’amore del Padre
“C’è una luce che ci guida nel cammino e dirada le oscurità”, afferma il Papa. Sta ai teologi “diffondere bagliori nuovi e sorprendenti della luce eterna di Cristo nella casa della Chiesa e nel buio del mondo”.
Sinodalità
Quanto all’aspetto sinodale, il Papa ricorda che “a Nicea si è celebrato il primo Concilio ecumenico, nel quale la Chiesa ha potuto esprimere la sua natura, la sua fede, la sua missione”.
La sinodalità è la via, la via per tradurre in atteggiamenti di comunione e in processi di partecipazione la dinamica trinitaria con cui Dio, per mezzo di Cristo e nel soffio dello Spirito Santo, viene incontro all’umanità.
Anche in questo caso i teologi hanno la grande responsabilità di “sprigionare la ricchezza di questa meravigliosa ‘energia umanizzante’”. Già partecipando agli stessi lavori della Commissione provenendo da varie parti del mondo, ogni membro porta con sé doni e ricchezze, interrogativi e sofferenze di Chiese e popoli. “Siate testimonianza”, è l’invito del Papa, di una Chiesa che “accompagna con amore e con discernimento i processi culturali e sociali dell’umanità nella transizione complessa che stiamo vivendo”.
Una data comune della Pasqua
Infine un terzo motivo, ecumenico. Il Papa ricorda che nel 2025 la data della celebrazione della Pasqua coinciderà per tutte le denominazioni cristiane. Esprime pertanto un auspicio, già ribadito più volte in passato
Come sarebbe bello se segnasse l’avvio concreto di una celebrazione sempre comune della Pasqua!
fonte: Vatican News
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