Nella Domenica della Divina Misericordia, papa Francesco celebra la messa nella chiesa di Santo Spirito in Sassia. Presenti missionari della Misericordia, detenuti e detenute, migranti e rifugiati, infermieri e suore ospedaliere. “Gesù opera la ‘risurrezione dei discepoli’, proprio attraverso la sua misericordia”. La pace di Gesù fa passare i discepoli “dal rimorso alla missione”. Mettere in comune ciò che si possiede “non è comunismo, è cristianesimo allo stato puro”. “Non viviamo una fede a metà, che riceve ma non dà, che accoglie il dono ma non si fa dono”. Il Regina Caeli e il saluto ai presenti.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Siamo stati misericordiati, diventiamo misericordiosi”: pronunciando di continuo un neologismo coniato da lui stesso, papa Francesco ha celebrato oggi la Domenica della Divina Misericordia nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, già dedicata da Giovanni Paolo II all’Amore misericordioso, secondo le rivelazioni a santa Faustina Kowalska.
La celebrazione di oggi è in stretta relazione con il Giubileo della Misericordia, istituito da Francesco nel 2015-2016. Con il pontefice hanno infatti concelebrato alcuni missionari della Misericordia, istituiti durante quel Giubileo, con poteri speciali di assoluzione. Alla messa sono presenti anche diversi rappresentanti di gruppi che hanno bisogno di misericordia o che offrono misericordia: detenuti e detenute delle carceri di Roma e dintorni; suore Ospedaliere della Misericordia; infermieri; disabili; migranti dall’Argentina; rifugiati provenienti da Siria, Nigeria ed Egitto; rappresentanti di Caritas Siria e della Chiesa siriaca.
Nella sua omelia, il papa spiega che dopo la resurrezione, Gesù opera la “risurrezione dei discepoli”, proprio attraverso la sua misericordia, che viene offerta loro “attraverso tre doni: dapprima Gesù offre loro la pace, poi lo Spirito, infine le piaghe”.
I discepoli – ricorda il pontefice – “erano chiusi solo in casa, erano chiusi anche nei loro rimorsi. Avevano abbandonato e rinnegato Gesù. Si sentivano incapaci, buoni a nulla, sbagliati. Gesù arriva e ripete due volte: «Pace a voi!» … La pace di Gesù li fa passare dal rimorso alla missione. La pace di Gesù suscita infatti la missione. Non è tranquillità, non è comodità, è uscire da sé. La pace di Gesù libera dalle chiusure che paralizzano, spezza le catene che tengono prigioniero il cuore… Gesù oggi ripete ancora: “Pace a te, che sei prezioso ai miei occhi. Pace a te, che sei importante per me. Pace a te, che hai una missione. Nessuno può svolgerla al tuo posto. Sei insostituibile. E Io credo in te”.
“In secondo luogo, Gesù misericordia i discepoli offrendo loro lo Spirito Santo. Lo dona per la remissione dei peccati… Il perdono nello Spirito Santo è il dono pasquale per risorgere dentro. Chiediamo la grazia di accoglierlo, di abbracciare il Sacramento del perdono. E di capire che al centro della Confessione non ci siamo noi con i nostri peccati, ma Dio con la sua misericordia. Non ci confessiamo per abbatterci, ma per farci risollevare”.
“Il terzo dono con cui Gesù misericordia i discepoli: Egli offre loro le piaghe. Da quelle piaghe siamo guariti (cfr 1 Pt 2,24; Is 53,5). Ma come può una ferita guarirci? Con la misericordia. In quelle piaghe, come Tommaso, tocchiamo con mano che Dio ci ama fino in fondo, che ha fatto sue le nostre ferite, che ha portato nel suo corpo le nostre fragilità… Adorando, baciando le sue piaghe scopriamo che ogni nostra debolezza è accolta nella sua tenerezza. Questo succede in ogni Messa, dove Gesù ci offre il suo Corpo piagato e risorto: Lo tocchiamo e Lui tocca le nostre vite. E fa scendere il Cielo in noi. Le sue piaghe luminose squarciano il buio che ci portiamo dentro… Solo se accogliamo l’amore di Dio potremo dare qualcosa di nuovo al mondo”.
I discepoli “misericordiati”, sono divenuti “misericordiosi”. Il pontefice richiama la prima lettura della messa (Atti 4, 32-35), in cui si racconta che «nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune» (4,32). Il papa sottolinea: “Non è comunismo, è cristianesimo allo stato puro. Ed è tanto più sorprendente se pensiamo che quegli stessi discepoli poco prima avevano litigato su premi e onori, su chi fosse il più grande tra di loro (cfr Mc 10,37; Lc 22,24). Ora condividono tutto, hanno «un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32)”.
“Sorella, fratello – ha concluso – vuoi una prova che Dio ha toccato la tua vita? Verifica se ti chini sulle piaghe degli altri. Oggi è il giorno in cui chiederci: ‘Io, che tante volte ho ricevuto la pace di Dio, il suo perdono, la sua misericordia, sono misericordioso con gli altri? Io, che tante volte mi sono nutrito del suo Corpo, faccio qualcosa per sfamare chi è povero?’. Non rimaniamo indifferenti. Non viviamo una fede a metà, che riceve ma non dà, che accoglie il dono ma non si fa dono. Siamo stati misericordiati, diventiamo misericordiosi… Lasciamoci risuscitare dalla pace, dal perdono e dalle piaghe di Gesù misericordioso. E chiediamo la grazia di diventare testimoni di misericordia”.
Dopo la messa, il papa è rientrato nella chiesa e ha recitato il Regina Caeli con i presenti. Prima della preghiera mariana pasquale, egli ha voluto ringraziare “quanti hanno collaborato per prepararla [la celebrazione] e per trasmetterla in diretta”, insieme a “tutti coloro che sono collegati tramite i media”. Salutando poi coloro che sono presenti (fedeli, infermieri, detenuti, rifugiati e migranti, …), egli ha detto: “Voi rappresentate alcune realtà nelle quali la misericordia si fa concreta, si fa vicinanza, servizio, attenzione alle persone in difficoltà. Vi auguro di sentirvi sempre misericordiati per essere a vostra volta misericordiosi. La Vergine Maria, Madre della Misericordia, ottenga questa grazia a tutti”.
Dopo la preghiera, Francesco ha salutato i presenti uno ad uno, cominciando dai malati e disabili.
fonte: AsiaNews
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