Il materassino (“tappetino”) della culla termica di San Giovanni Battista, nella quale il piccolo è stato lasciato forse a fine anno, non funzionava. Per questo non sarebbe partito il segnale al telefono di don Antonio Ruccia
Oltre alla inidoneità dello stesso tappetino, poi, in sede di consulenza fu notato come alcuni sensori non funzionassero correttamente. L’insieme di questi due elementi potrebbe aver fatto sì che l’allarme non partisse mai. L’analisi dei tabulati telefonici ha infatti confermato la versione del parroco: quando il neonato – ribattezzato «Angelo» dal sindaco di Bari, Vito Leccese – fu lasciato lì il cellulare di don Ruccia non ricevette alcuna chiamata.
Il piccolo morto per ipotermia
Il piccolo, come accertato dall’autopsia svolta da Biagio Solarino dell’istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari, morì per ipotermia. Un’ipotermia probabilmente aggravata dal fatto che dal climatizzatore, per una perdita di gas, venne emessa aria fredda e non aria calda. In teoria, quell’apparecchio avrebbe dovuto riscaldare la stanza per permettere al piccolo di stare al caldo fino all’arrivo dei soccorsi. In pratica, invece, quella perdita di gas evidentemente non rilevata potrebbe aver velocizzato il decesso del neonato. Che, quando è stato ritrovato, aveva addosso una tutina con cappuccio e un piumino smanicato. Segno, per chi indaga, che chi lo ha lasciato lì voleva che fosse al caldo.
L’inchiesta per omicidio colposo
Nell’inchiesta del procuratore aggiunto Ciro Angelillis e della pm Angela Morea, che coordinano le indagini della squadra mobile di Bari, sono indagati per omicidio colposo il parroco e il tecnico Vincenzo Nanocchio, l’elettricista che nel 2014 ricevette l’incarico di installare la culla e che lo scorso 14 dicembre, in seguito ad alcuni blackout che interessarono la chiesa, ne cambiò l’alimentatore. Dopo quegli interventi furono effettuati alcuni test in base ai quali, secondo quanto emerso finora, il tappetino avrebbe funzionato. Ma qualcosa, evidentemente, non ha funzionato quando il neonato è stato posato lì.
L’ipotesi di chi indaga è che il bimbo sia stato lasciato lì ancora in vita e che in quella culla abbia trovato la morte. A confermarlo potrebbero esserci delle tracce di urina trovate nella culla e con tutta probabilità appartenenti al piccolo Angelo, ma la certezza in questo senso sarà data dall’esame del dna. L’ultimo tassello che manca, ora, è la relazione finale del medico legale sull’autopsia effettuata l’8 gennaio. Dopodiché il quadro sarà completo.
fonte: CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
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