Dopo due anni, è stata approvata alla vigilia del viaggio di papa Francesco. E’ il primo riconoscimento legale per le vittime del Daesh e tutale anche le minoranze cristiana, turkmena e shabak
Arenata al Parlamento iracheno per due anni, lunedì scorso, alla vigila della storica visita di Papa Francesco in Iraq, la legge Yezidi Female Survivors è stata approvata e riguarda anche la minoranza cristiana, turkmena e shabak.
Si applica a «ogni donna oggetto di rapimento, riduzione in schiavitù sessuale, venduta, separata dai genitori, costretta a cambiare religione, al matrimonio forzato, a gravidanza e aborto forzato, danneggiata fisicamente o mentalmente dal Daesh dal 3 agosto 2014».
E’ estesa anche ai bambini «sotto i 18 anni al momento del rapimento» e a uomini «che sono sopravvissuti alle uccisioni di massa».
Presentata nel 2019 dal presidente iracheno Barham Salih inizialmente per offrire supporto alle donne yazide, la minoranza religiosa della regione del Sinjar che conta 10mila uccisioni e rapimenti, 200mila sfollati e 2.700 donne e minori scomparsi, la legge è il primo riconoscimento sul piano legale da parte del governo iracheno del “genocidio» ed è una base per l’imputazione dei crimini contro l’umanità al Daesh.
I punti essenziali: istituzione di una «direzione generale per i sopravvissuti» e un tribunale civile nel governatorato di Ninive; specificazione di pene e imputabilità per chi è coinvolto in rapimenti e crimini sessuali; assistenza psicologica e cure per le sopravvissute; assegnazione del 2% dei posti di lavoro nel settore pubblico iracheno, di un salario e di terreni per le vittime e le loro famiglie; protezione dei bambini orfani o nati dalle violenze.
La premio Nobel per la Pace 2018 Nadia Murad, sopravvissuta alle violenze del Daesh, oggi attivista contro il traffico di esseri umani e portavoce della sua comunità, ha ringraziato il parlamento: «L’approvazione della legge irachena sui sopravvissuti yazidi è un primo passo importante per riconoscere il trauma di genere della violenza sessuale e la necessità di un risarcimento concreto. La sua attuazione dovrà essere focalizzata sul sostegno completo e sul reinserimento dei sopravvissuti».
fonte: Avvenire
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