Lecce, in ospedale per una crisi respiratoria, bimbo dimesso con le ginocchia rotte. La mamma: «Uno choc, ora voglio giustizia»

Denuncia contro il Dea di Lecce. Il piccolo di nove anni è affetto da una malattia rara. Presentata una denuncia

di Claudio Tadicini

Arrivato in ospedale per una grave crisi respiratoria, riporta una frattura ad entrambe le ginocchia. È il drammatico epilogo vissuto da un bambino di 9 anni della provincia di Lecce, affetto da una rara malattia, i cui genitori, sconvolti, hanno presentato una denuncia contro ignoti per fare luce su quanto accaduto durante la degenza del figlio.
Il tutto ha inizio il 19 agosto scorso, quando il piccolo viene trasportato con “codice rosso” all’ospedale di Gallipoli per gravi difficoltà respiratorie, per poi essere trasferito d’urgenza al Dea di Lecce. Nonostante l’iniziale preoccupazione per i suoi problemi respiratori, pochi giorni dopo i genitori iniziano a notare un gonfiore anomalo che dal bacino si estende fino alle ginocchia del bambino. Preoccupati, segnalano immediatamente la situazione ai medici, che però minimizzano l’accaduto, attribuendo il gonfiore a una postura scorretta dovuta alla lunga permanenza a letto.
La verità emerge solo il 28 agosto, poco prima delle dimissioni, quando una radiografia evidenzia le fratture alle ginocchia. Assistiti dall’avvocato Roberto Stanislao, i genitori hanno sporto denuncia in Questura. Oltre alle fratture, contestano anche la mancata sostituzione della cannula tracheostomica, avvenuta solo dopo il rientro a casa, giorni dopo le dimissioni.

Signora Sonia, ci racconti cosa è successo?
«Il 19 agosto, abbiamo accompagnato mio figlio all’ospedale di Gallipoli a causa di un’insufficienza respiratoria, ma poi è stato trasferito ad Dea di Lecce, in Rianimazione, perché il primo ospedale non aveva competenza pediatrica. A Lecce è stato ricoverato ed ha iniziato le terapie: si era stabilizzato subito e stava reagendo bene alle cure. Poi, però, quattro giorni dopo il ricovero, ho iniziato a notare che le sue gambine erano gonfie, soprattutto nella parte superiore del ginocchio, e così l’ho fatto notare anche ai medici e agli infermieri, chiedendo se fosse normale».

E cosa le hanno risposto?
«Secondo loro, quel gonfiore era dovuto alla posizione in cui si trovava sul letto. Mi ripetevano “stia tranquilla”, ma più guardavo le ginocchia di mio figlio e più mi convincevo che non fosse normale. Anzi, giorno dopo giorno, sembravano sempre più gonfie, soprattutto quella destra. In ospedale, però, mi continuavano a dire che non era niente di cui preoccuparsi, che quel gonfiore fosse dovuto alla postura. Mio figlio non è in grado di parlare, ma aveva un’espressione di dolore, notavo la sua sofferenza. È incredibile che l’abbia notata solo io».

Quando ha scoperto che suo figlio aveva riportato la frattura di entrambe le ginocchia?
«La nostra fortuna, nella sfortuna, è stata quella di essere trasferiti in Pediatria. Quando ho fatto presente alla dottoressa il problema alle gambe, ha subito escluso che avesse problemi di drenaggio. Lo ha sottoposto a una radiografia e in mezzora è arrivato il verdetto: frattura scomposta di entrambe le ginocchia. Da quel giorno, era il 23 agosto, è ancora ingessato in un letto d’ospedale».

Come ha reagito alla scoperta? Ha chiesto spiegazioni?
«È stato uno choc, mi sono sentita male. C’è mancato poco che svenissi. Abbiamo provato a chiedere spiegazioni, ma non siamo riusciti ad averne. In ospedale si sono scusati per l’accaduto, promettendo che non succederà più. Non è possibile che sia caduto da solo, perché mio figlio non si muove, né che sia giunto in ospedale già con le fratture: ammesso che sia così, è possibile che, dopo 4 giorni di ricovero, nessun medico si è accorto che mio figlio fosse a rischio di trombosi? Tutto ciò è assurdo».

Assieme a suo marito ha sporto denuncia, cosa spera di ottenere?
«In primis, giustizia. Per mio figlio, per tutti i bambini fragili come lui e i loro genitori, che danno la vita per i figli e poi rischiano di perderli in un attimo. Provo tantissima rabbia. Da quando è successo, non vivo più nel vedere mio figlio in queste condizioni. Dopo un anno di viavai dagli ospedali, ad agosto la malattia lo stava lasciando un po’ in pace: era pronto a cominciare la scuola, ma è costretto a restare ricoverato in ospedale per colpa di chissà chi. Quello che è successo non si può accettare, vogliamo sapere cosa è accaduto».

 

FONTE: CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

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