San Ruggiero e la Madonna dello Sterpeto, i due patroni della città di Barletta, conosciuti da tutti i barlettani e non, ma la loro connotazione storica, da non tutti considerata, viene spiegata dallo storico barlettano Victor Rivera Magos dell’Università di Foggia, in una conferenza svoltasi venerdì sera presso la chiesetta di San Michele in via Cialdini. Una vera e propria lezione sul patronato civico di Barletta.
Questo piccolo gioiello architettonico, presente su Via Cialdini, la chiesetta di San Michele, viene spesso mantenuto nell’oblio, essendo stato solo recentemente ristrutturato e mai aperto prima di questo evento. Una piccola chiesa, nel cuore della città, restaurata ormai da più di tre anni; che la diocesi, proprietaria del bene, ha deciso di affidare in gestione al Comitato Feste Patronali “Civitas Mariae”.
Ieri sera le porte della chiesetta sono state aperte proprio per l’evento intitolato “I Santi Patroni di Barletta – alle origini di una storia da raccontare”, dove prima c’è stata una breve introduzione di don Gaetano Corvasce, Canonico onorario del Capitolo Cattedrale, del presidente del Comitato Feste Patronali, Franco Grippo che ha promesso che le attività culturali della festa verranno rafforzate negli anni prossimi e di Roberta Giuliani, docente universitaria, che ha riferito un’importante esperienza di indagine storica che si va realizzando nel territorio di Canne della Battaglia.
L’evento, curato e discusso dal professor Victor Rivera Magos, ha messo in evidenza grazie a dei documenti storici, come il culto dei Santi Patroni nella città di Barletta si perda nella notte dei tempi. Si è parlato non solo del culto mariano, presente a Barletta già prima della famosa peste del 1656 e particolarmente sentito anche in epoca federiciana, come testimoniato dall’ importanza che rivestiva in città la Madonna Assunta, ma anche delle vicende di Rogerius, il Vescovo di Canne: in particolar modo la vicenda della traslazione dei suoi resti, che ha destato fascino e curiosità in tutti gli ascoltatori.
Cultura e ascolto in una chiesa gremita. La voglia di cultura da parte dei cittadini può solo lasciar ben sperare in vista di una maggiore attenzione verso il bello e di fame di una festa ricca delle tradizioni di un tempo.
Savio Rociola
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