Wimbledon conquistato dall’Italian job: i big 3 italiani dominano la scena. Fognini show: “Questo è un mondo falso ed egoista, pieno di pappagalli”
Autore: Mario Piccirillo
ROMA – ITA-ITA. Così c’era scritto sul tabellone segnapunti mentre il Centrale impazziva per l’Italian Job. Sinner e Berrettini, un secondo turno da finale, nella notte rotta contro tradizione dalle luci artificiali. Il numero uno al mondo contro un campione poco quantificabile, a giocare per il titolo più abusato di tutti: la Grande Bellezza a Wimbledon. Sarebbe seguita, dopo, la partita delle conferenze stampa al miele, zuppe di complimenti vicendevoli. Ma prima, un po’ laterale, aveva fulminato tutti il terzo incomodo: Fabio Fognini.
Fognini aveva riempito il vuoto dell’attesa con la sua personalità ingombrante. S’era messo di traverso, il ruolo che s’è scelto in campo e fuori. Una saetta coi capelli ossigenati di fresco, sull’erba opposto a Ruud. E poi un taglierino coi giornalisti innanzi. Perché, in attesa che Musetti si compia, ieri Wimbledon ha riassunto i Big 3 italiani in un sol giorno. Un tris di talenti, purtroppo non proprio contemporanei, che la storia del tennis azzurro può protocollare come difficilmente replicabile: Sinner, Berrettini e Fognini.
E dunque Fognini. In purezza: “Fossi nato Sinner, quadrato, sarebbe stato tutto più bello. Ma deve ancora nascere in Italia un altro Fabio Fognini, con questa mano“.
Una rivendicazione di statura, a 37 anni, finalmente di nuovo “vivo”. “E’ la cosa che mi tiene vivo, giocare questi tornei. Guardo me stesso, non ho più tempo di guardare altrove. So come gioco, so come giocano gli altri perché sono da 20 anni nel circuito. Gioco perché amo questo sport e amo ancora la competizione. Ho fatto delle scelte, seppur sbagliate magari, ma ho messo punto e capo. Io voglio giocare questi tornei, perché sono quelli che mi tengono vivo, che mi tengono il fuoco dentro. E i risultati qui sono una conseguenza. Sono ancora qua, contento di essere al terzo turno a Wimbledon e avere un’opportunità di provare a zappare questa seconda settimana, cosa che non sono mai riuscito a fare nella mia carriera”. Zappare, dice proprio così. Un verbo manesco, pesante. Una fatica, essere Fognini…
Gli chiedono se il figlio di Fognini e Pennetta farà il tennista…. “Speriamo di no… Il tennis è un bellissimo sport, che mi ha fatto vincere e mi ha dato la vita, mi ha fatto diventare Fabio Fognini. Se mi dite ‘vai a cucinare un piatto’, non so farlo. È stato il mio sport. Ma dall’altra parte so quanto ho sacrificato. Se un giorno vorrà diventare tennista lo appoggerò in tutto quello che farà. Ma gli dirò di stare attento perché è un mondo falso. È un mondo falso. Un mondo egoista, perché è uno sport egoista che ti porta a prendere delle decisioni… Ma la cosa principale sarà quella di stare bene attento, con gli occhi aperti perché in giro ci sono tanti pappagalli“.
I giornalisti… “Con voi ho avuto un rapporto che mi ha penalizzato durante la mia carriera. Perché sono sincero. Io sono così. Non mi avete cambiato e io non ho cambiato voi. Se nascevo Sinner che ero quadrato, era tutto più bello. Ne sono anch’io consapevole durante la mia carriera che se avessi lavorato su questo aspetto, sarebbero arrivate altre cose. Ma io sono fatto così. Chi mi ama mi prende, chi non mi ama la porta è quella. Deve ancora nascere in Italia un altro Fabio Fognini, con questa mano”. Poteva “essere ferro o piuma”, Sinner-Berrettini o, appunto, solo Fognini.
fonte: Agenzia DIRE (www.dire.it)
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