Almeno otto morti e 35 feriti a Jenin. Il capo dell’Idf lascia a marzo: “Il fallimento del 7 ottobre resterà per tutta la vita”. Il movimento terrorista esorta alla resistenza
AGI – L’esercito israeliano lancia l’operazione ‘Muro di ferro’ in Cisgiordania. L’attacco delle IDF, preannunciato nei giorni scorsi e iniziato in mattinata, ha fatto fino a ora otto vittime e almeno 35 feriti, secondo fonti dell’Anp. I soldati israeliani hanno preso d’assalto il campo profughi di Jenin, uno dei 19 della Cisgiordania costruiti dopo la creazione di Israele nel 1948 per ospitare i palestinesi sfollati, considerato da Israele un centro di resistenza armata palestinese all’occupazione israeliana e un focolaio di attività terroristiche.
Dall’inizio della guerra all’indomani del 7 ottobre 2023, Israele aveva effettuato raid o attacchi aerei a Jenin più volte, uccidendo decine di persone, ma mai un’operazione su larga scala così ampia. In risposta all’operazione militare israeliana a Jenin, Hamas ha esortato i palestinesi della Cisgiordania a intensificare la resistenza contro le forze israeliane: “Chiediamo la mobilitazione generale e lo scontro contro la diffusa aggressione dell’occupazione a Jenin e il sostegno dei combattenti della resistenza per affrontare l’oppressione sionista”, afferma Hamas in una nota.
Le forze di sicurezza israeliane “hanno lanciato oggi una vasta e significativa operazione militare per sradicare il terrorismo a Jenin”, ha il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Una fonte militare ha detto al Times of Israel che il raid su Jenin dovrebbe durare diversi giorni. L’operazione militare è iniziata con diversi attacchi di droni su infrastrutture che si ritiene siano utilizzate da gruppi militanti nella città occupata della Cisgiordania, ha aggiunto. Oltre all’attacco a Jenin le forze israeliane hanno arrestato almeno 20 palestinesi in altre città della Cisgiordania, tra cui un giornalista di Hebron. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa palestinese Wafa, gli arresti sarebbero avvenuti nelle aree di Hebron,Qalqilya, Ramallah e Nablus.
Da Israele intanto, già alle prese con una crisi di governo a causa della posizione delle forze di estrema destra nell’esecutivo Netanyahu contrarie agli accordi sul cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, arriva la notizia delle dimissioni del capo di Stato maggiore dell’esercito. Il numero uno delle IDF, Herzi Halevi, ha informato il ministro della difesa Israel Katz che lascerà il 6 marzo, dopo “aver riconosciuto la mia responsabilità per il fallimento del 7 ottobre”, “un fallimento che resterà per tutto il resto della mia vita”, ha detto. Halevi ha fatto sapere che “trasferirà il comando delle IDF in modo approfondito e di alta qualità” al suo sostituto” e che trascorrerà il tempo fino alle sue dimissioni supervisionando i lavori della commissione d’inchiesta sull’attacco di Hamas del 7 ottobre.
Sempre Halevi ha dichiarato che le forze israeliane hanno ucciso “20.000 agenti di Hamas” durante 15 mesi di guerra a Gaza. “L’ala militare di Hamas è stata gravemente colpita”, ha detto durante un discorso televisivo poche ore dopo aver annunciato le sue dimissioni.
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