Nella Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, l’onlus segnala discriminazioni contro i bambini cristiani in oltre 50 Paesi
di Salvatore Stano
Oggi, in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, riflettiamo sul triste scenario che coinvolge i bambini nel mondo, vittime di discriminazione e bullismo a causa della loro fede religiosa. Un pensiero particolare va ai figli dei cristiani, che in circa 50 Paesi affrontano molestie e violenze nel contesto scolastico. L’allarme arriva da Porte Aperte/Open Doors, che evidenzia come la libertà religiosa, quando manca, lasci spazio a episodi di persecuzione che coinvolgono anche i più piccoli.
Tra gli Stati coinvolti in questa difficile realtà, figurano l’Afghanistan sotto il regime dei taliban, la Corea del Nord, lo Yemen, l’Arabia Saudita, il Pakistan, l’India e l’Iran, così come diversi Paesi africani tra cui la Somalia, la Libia, l’Eritrea e la Nigeria, per citarne solo alcuni. Questi sono luoghi in cui la presenza cristiana è fortemente minoritaria o addirittura inesistente, creando un ambiente ostile per i bambini di fede cristiana.
Un esempio toccante arriva dall’Etiopia, dove i gemelli Fasil ed Ezana Tadesse, cristiani, subivano minacce di morte e atti di bullismo a scuola. Il padre, Ermias, ha assistito a un attacco durante una funzione religiosa. La persecuzione si estendeva anche alla vita accademica, con voti più bassi rispetto ai compagni e atti di bullismo ignorati. La famiglia ha deciso di ritirare i bambini dalla scuola tradizionale, iscrivendoli a un progetto sostenuto da Porte Aperte, che non solo fornisce istruzione, ma crea un ambiente sicuro per i bambini cristiani.
Porte Aperte sottolinea i risultati di tre anni di ricerca sulla persecuzione religiosa nei confronti dei bambini cristiani, rilevando come le discriminazioni basate sulla fede possano plasmare drasticamente la vita e l’identità di un bambino. Le forme di violenza sono molteplici, dalla violenza verbale e psicologica all’isolamento, all’allontanamento dai genitori cristiani. L’accesso a materiale religioso, come la Bibbia, e ai gruppi di catechesi può essere limitato.
In Bangladesh, i figli di chi si converte possono affrontare ostacoli nell’accesso all’istruzione nel villaggio, costringendo le famiglie a decisioni difficili. “Crescendo in una società in cui non ricevono rispetto da parte delle altre persone”, osserva un cristiano locale citato da Porte Aperte, “i figli dei cristiani possono fare fatica ad avere una buona salute mentale a lungo termine. Depressione e altre patologie sono la norma”.
L’organizzazione mette in guardia anche sulle conseguenze a lungo termine, sottolineando che una volta adulti, questi bambini avranno meno accesso al lavoro, impoverendo l’intera comunità e relegando i cristiani a cittadini di serie B. L’appello è a un impegno globale per garantire la libertà religiosa e proteggere i diritti fondamentali dei bambini, promuovendo un mondo in cui ogni bambino possa crescere senza paura di discriminazioni basate sulla fede.
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