La drammatica scelta dei genitori, la strategia difensiva e l’ombra della premeditazione nel caso di Filippo Turetta
di Redazione
VENEZIA — Dopo diciotto giorni dall’arresto di Filippo Turetta, il cuore spezzato di Elisabetta e Nicola Turetta, i genitori del giovane assassino confesso, ha dovuto fare i conti con una decisione dolorosa: rinunciare al primo incontro nel carcere di Verona. Una scelta che ha gettato ulteriori ombre su una vicenda già carica di tensioni, mentre una nuova accusa di occultamento di cadavere si aggiunge al già complesso caso Cecchettin.
Il primo colloquio, programmato per ieri mattina, è stato rimandato senza spiegazioni. È stato l’avvocato Giovanni Caruso a comunicare alla direzione del carcere di Montorio questa decisione, lasciando aperte numerose domande sulle ragioni dietro questa scelta. Mentre la coppia di genitori cerca ancora la forza per affrontare il figlio divenuto assassino, il servizio di supporto psicologico è chiamato a sostenere un processo di comprensione e accettazione.
Nel pomeriggio, al carcere è giunto solamente il pool di legali, composto da Giovanni Caruso e la collega Monica Cornaviera. L’obiettivo: delineare una “strategia difensiva”. Il silenzio serrato dei legali è parte integrante di questa strategia, che punta a evitare di alimentare il clamore mediatico che circonda il caso.
La scelta di non ricorrere al Riesame e di rimandare la richiesta di un esame sulle condizioni psichiatriche del 22enne fa parte di un piano volto a mantenere distanza dal processo mediatico. A Torreglia, intanto, il luogo in cui Filippo Turetta viveva, l’attenzione morbosa si traduce in selfie davanti alla sua casa.
La Procura di Pordenone, competente per la zona del lago di Barcis in cui è stato ritrovato il corpo di Giulia Cecchettin, ha aperto un fascicolo per occultamento di cadavere nei confronti di Turetta. Questo atto, presto trasmesso alla Procura di Venezia, aggiunge un tassello alla complessità dell’inchiesta.
L’ombra della premeditazione, unita alla questione della perizia, diventano nodi centrali di un caso che continua a svelare lati sempre più oscuri, mentre la comunità cerca di comprendere come un giovane di 22 anni abbia potuto compiere un gesto così drammatico.
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