Il decreto Carceri è legge. Proteste e liti alla Camera, Nordio: andrò da Mattarella

Scontro in Aula sulle madri detenute e sulla mozione per modificare la custodia cautelare. Schlein: furia punitiva. Nordio assente per un vertice, è polemica

di Adriana Logroscino

Rovente il clima a Montecitorio, nell’ultima seduta prima della pausa estiva. L’Aula è convocata sul decreto Carceri già convertito in Senato, che, blindato dalla fiducia, viene definitivamente approvato con 153 sì, 89 no e un astenuto. Ma proprio quando si sta per votare, filtra la notizia di un incontro in corso tra il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e la premier Giorgia Meloni per «illustrare misure contro il sovraffollamento».

Reagisce l’opposizione: «Mentre votiamo il decreto carceri, Nordio non è in Aula ma discute di emergenza carceraria a Palazzo Chigi» protestano i deputati di tutte le forze di minoranza. Che quindi, con Chiara Braga, capogruppo pd, invocano «una informativa urgente di Meloni in Aula». E con Marco Grimaldi, vicepresidente dei deputati di Avs, sollecitano il presidente della Camera Lorenzo Fontana a convocare una capigruppo per farsi promotore di «un’azione riparatoria per questo schiaffo al Parlamento che evidentemente per il governo non vale nulla». Fontana informa della richiesta il ministro e garantisce: «Il Parlamento è centrale, serve responsabilità».

Nordio intanto prova a gettare acqua sul fuoco. Il guardasigilli chiarisce che l’incontro con Meloni «è avvenuto nell’ambito della consueta interlocuzione, su richiesta della premier e alla presenza di Antonio TajaniGiancarlo Giorgetti e del sottosegretario Alfredo Mantovano». Precisa che «l’incontro ha avuto come oggetto una programmazione futura che ovviamente non intende in alcun modo interferire né sovrapporsi con i lavori in corso presso il Parlamento sovrano». Quindi annuncia che chiederà «un incontro al presidente della Repubblica Sergio Mattarella sull’emergenza sovraffollamento». Poi, conclude, il governo procederà alla «riforma della custodia cautelare», auspicando che «le opposizioni non facciano barricate». Difficile prospettarsi uno scenario del genere: lo scontro sulla giustizia è al livello di guardia già da inizio giornata.

Prima che la mossa di Nordio provochi l’ira delle minoranze, infatti, i lavori a Montecitorio sono attraversati da vivaci e ripetute proteste. Il primo caso viene innescato dall’ordine del giorno del quale è primo firmatario il pd Marco Lacarra: puntava a evitare che i figli piccoli vivano in carcere con le loro madri. Il governo dà parere favorevole, un deputato forzista, Pietro Pittalis, firma l’odg. Ma quando la deputata leghista Simonetta Matone prova a fare lo stesso, Lacarra rifiuta: «In commissione, sulla stessa proposta, si è più volte espressa in modo contrario».

Alla Lega, poi, si deve l’emendamento per rendere facoltativo il rinvio della pena per detenute incinte o con figli sotto l’anno di età. Si infuria Matone: «La Lega voleva proteggere le donne dei campi nomadi sfinite dalle gravidanze e sfruttate. E voi — dice rivolta alle opposizioni — ci siete mai stati in un campo rom, magari con il tacco 12?». Si infervora Maria Elena Boschi di Iv: «La vostra norma ne cancella una del 1930 che era più garantista». Laura Boldrini, del Pd, accusa Matone di rivolgere «accuse sessiste e razziali». Debora Serracchiani (Pd) provoca: «Quando porterete in Parlamento le leggi razziali?». Matteo Salvini pubblica sui social la notizia dell’arresto di una «borseggiatrice sempre incinta» e commenta: «La sinistra ci attacca perché vogliamo tenere in carcere queste delinquenti». La distanza tra le posizioni è irriducibile e il governo a quel punto ritira il parere favorevole all’odg che viene bocciato: «Ritorsione» tuona Lacarra.

È solo il primo di molti fuochi. Un altro riguarda l’ordine del giorno di Enrico Costa, di Azione: impegna il governo a rivedere le norme sulla custodia cautelare. Qui si spacca anche il fronte della minoranza. Sono Pd, Avs e M5S a protestare: «Ecco il salvaToti, il salva colletti bianchi, ecco lo scudo penale per i governatori che voleva Salvini». Il governo riformula e l’odg, più generico, passa con i voti di FdI, FI, Lega, Noi moderati, Iv e +Europa, oltre che di Azione.

Il bilancio riflette la giornata. Tommaso Foti di FdI si incarica di celebrare il voto: «Più sicurezza, certezza della pena tutela alla forze dell’ordine. È finita l’era degli indulti cari alla sinistra». La segretaria dem Elly Schlein attacca l’intero impianto del provvedimento: «La furia punitiva acceca la maggioranza, che non fa nulla contro il sovraffollamento, mentre introduce oltre venti reati nuovi».

 

 

fonte: CORRIERE DELLA SERA

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