Media: l’offensiva di Tel Aviv dopo la Pasqua ebraica. Washington vuole evitare un allargamento del conflitto in Medio Oriente. Il Qatar minaccia il ritiro dai negoziati per la tregua
AGI – Gli Stati Uniti avrebbero deciso di lasciare che Israele attacchi Rafah in cambio di un impegno del governo Netanyahu a non rispondere su larga scala all’Iran innescando un allargamento imprevedibile del conflitto in Medio Oriente. Lo riferisce la stampa israeliana citando quella del Qatar, le cui fonti sono egiziane. “L’amministrazione americana ha mostrato di accettare il piano precedentemente presentato dal governo occupante riguardo all’operazione militare a Rafah, in cambio del rifiuto di effettuare un attacco su larga scala contro l’Iran”, ha detto ad Al-Araby Al-Jadeed una fonte anonima.
Sarebbero quindi già in corso i preparativi perché l’Egitto possa affrontare i possibili impatti dell’operazione pianificata vicino ai suoi confini. Secondo il Times of Israel, quattro battaglioni di Hamas sarebbero di stanza a Rafah insieme a oltre un milione di civili che vi si sono rifugiati dopo essere fuggiti dai combattimenti in altre parti della Striscia. Si ritiene che Rafah sia anche il luogo in cui sono nascosti i leader di Hamas, forse insieme agli ostaggi israeliani. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha più volte affermato di aver approvato i piani per un’operazione a Rafah e più recentemente ha affermato che è stata decisa una data per il lancio, ma finora è stato frenato dagli alleati internazionali e in particolare dagli Stati Uniti.
Secondo l’emittente americana Abc, che cita una fonte Usa, Israele non attaccherà l’Iran prima della Pasqua ebraica. Il calendario di quest’anno del “Pesach”, la Pasqua ebraica appunto, prevede che cominci la sera del 22 aprile per concludersi il 30 del mese. Secondo la fonte citata dai media, però, anche questa informazione è dipendente dallo sviluppo della situazione sul terreno.
Il Qatar respinge le accuse e minaccia il ritiro dai negoziati per la tregua
Il Qatar respinge le accuse, provenienti soprattutto da Israele, di frenare il negoziato per un cessate il fuoco a Gaza e sta valutando di ritirarsi dal suo ruolo di mediatore nei colloqui tra Israele e Hamas. Lo riporta la stampa israeliana. Il primo ministro del Qatar Mohammed Al Thani, si legge su Yedioth Ahronoth, ha detto che il suo Paese sta “riconsiderando” il suo ruolo di mediatore tra Israele e Hamas nei negoziati per un accordo per il rilascio dei 133 ostaggi israeliani detenuti da Hamas nella Striscia di Gaza, dal momento che tale ruolo “è stato strumentalizzato da alcuni politici per i loro interessi privati.”
Anche senza nominarlo, Al Thani si riferiva probabilmente al governo israeliano, in particolare il premier Benjamin Netanyahu e il ministro dell’Economia Nir Barkat che accusa Doha di finanziare Hamas, mentre, al contrario, il Qatar ritiene che il finanziamento del gruppo terroristico di Gaza sia avvenuto proprio per volere di Netanyahu. Secondo Hamas, il ritardo dei negoziati dipende dagli Stati Uniti che “hanno adottato pienamente la posizione israeliana”. Dall’altra parte, Israele ritiene che i mediatori Usa non facciano abbastanza pressioni sulla controparte, ovvero il mediatore Qatar. Lo stallo dei negoziati è principalmente dovuto al rifiuto di Israele della richiesta di Hamas di impegnarsi a cessare completamente i combattimenti; un altro ostacolo all’accordo è il piano di riportare gli abitanti di Gaza nel nord della Striscia di Gaza, su cui non si trova un compromesso.
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