Violenze anche questa mattina con lo svolgimento della “Marcia della bandiera”, che segna la conquista israeliana della città. La questione legale attorno alla proprietà di alcune case nel quartiere di Sheikh Jarrah. I giudici hanno annullato la sentenza prevista per oggi. Netanyahu minaccia il pugno di ferro. Dalla comunità internazionale e dal papa appello alla calma.
Nelle violenze degli ultimi tre giorni sono rimasti centinaia di palestinesi e una ventina di poliziotti israeliani.
Due sono i fattori che hanno portato all’escalation di questi ultimi giorni, mentre i musulmani celebrano il Ramadan, il mese sacro di digiuno e preghiera. Da un lato, la Giornata internazionale di Gerusalemme – anniversario della conquista della città nel 1967 da parte dell’esercito con la stella di David – omaggiata secondo tradizione da una marcia con la bandiera. A questo si unisce la sentenza del tribunale, in programma ieri poi rimandata a oggi e infine cancellata dalla Corte suprema su richiesta del procuratore generale di Stato Avichai Mandelbli, relativa al possesso di alcune proprietà nel quartiere di Sheikh Jarrah. Decine di famiglie palestinesi rischiano di essere cacciate dalle loro case a vantaggio dei coloni ebraici, nell’ambito di una vicenda che va oltre l’ambito giuridico in tribunale. I giudici dovrebbero fissare una data entro i prossimi 30 giorni.
Negli scontri della notte i manifestanti palestinesi hanno lanciato pietre e sassi in direzione della polizia israeliana, che ha risposto usando granate e cannoni ad acqua. Le violenze si sono concentrate nei pressi della porta di Damasco, nella città vecchia. Fonti mediche palestinesi parlano di numerosi feriti. Tafferugli fra i due fronti si sono registrati nel fine settimana anche nella città settentrionale di Haifa e vicino a Ramallah, in Cisgiordania.
Il Primo Ministro ad interim Benjamin Netanyahu ha difeso la gestione dell’ordine pubblico e l’uso della forza da parte della polizia verso i manifestanti palestinesi. Il governo, ha detto, “non permetterà a nessun elemento radicale di minare la calma” in città, anche se ormai la situazione appare fuori controllo ed è forte il rischio di un’ulteriore escalation mentre Israele vive una crisi politica e istituzionale che potrebbe minare la stabilità dell’area. Intanto la Giordania, custode dei luoghi sacri musulmani a Gerusalemme, ha condannato l’uso della forza parte di Israele e la Tunisia ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza Onu per oggi pomeriggio. Il Quartetto dei negoziatori per il Medio oriente formato da Unione Europea, Russia, Stati Uniti e Nazioni Unite esprime “profonda preoccupazione” e si appella a Israele chiedendo di “esercitare moderazione”.
La marcia di israeliani vicini al sionismo in corso di svolgimento rappresenta per i palestinesi una ulteriore e deliberata provocazione, che si somma alla tensione innescata dalla controversia relativa a Sheikh Jarrah. Nell’area vivono oltre 300mila palestinesi e circa 210mila coloni israeliani e la tensione è ai massimi. La battaglia legale per molti palestinesi costituisce la prova “definitiva” di un progetto israeliano finalizzato a cancellare la loro presenza dalla città santa.
fonte: AsiaNews
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