Femminicidio a Roma, l’altra ex di Gianluca Molinaro: «Mi picchiava, al posto di Manuela potevo esserci io»

Debora Notari è accorsa a Casetta Mattei dopo aver convinto l’omicida di Manuela Petrangeli a costituirsi. «Era ubriaco, non sapeva cosa fare del fucile. Gli ho detto lascialo in macchina e vai dai carabinieri» 

di Fulvio Fiano e Rinaldo Frignani

«Al posto di Manuela potevo esserci io. L’avevo già denunciato per maltrattamenti, mi picchiava e così l’ho fatto arrestare. Dopo un paio di mesi in carcere è uscito e ha seguito dei percorsi di recupero». Debora Notari è scossa. Lei è l’altra ex di Gianluca Molinaro e lo conosce bene. Soprattutto perché ha avuto a che fare con il suo lato violento, quello che – almeno secondo i primi rilievi investigativi – non emergerebbe dalla relazione dell’operatore socio assistenziale all’Istituto Don Guanella, all’Aurelio, con Manuela Petrangeli, che ha ucciso con due fucilate ieri pomeriggio a due passi da dove la fisioterapista 50enne lavorava, alla casa di cura Villa Sandra, fra Portuense e Casetta Mattei.

La collega salva per miracolo: «L’ha inseguita e colpita al petto»

«Quando mi ha telefonato – ha raccontato ieri l’ex del killer – mi ha detto che le aveva sparato e che voleva uccidersi. Gli ho detto di andare dai carabinieri. Non l’ho mollato al telefono fino a quando non ho sentito la voce di un militare». La testimonianza di Notari è un punto fermo nel femminicidio di via degli Orseolo, dove in tanti ieri hanno assistito ai rilievi dei carabinieri davanti al corpo di Manuela coperto da un telo termico del 118. Una fine orribile, sotto gli occhi di una collega che la stava accompagnando a riprendere la macchina. «Quell’uomo è arrivato all’improvviso, ha sparato dal finestrino della Smart e l’ha colpita a un braccio – ha riferito Maria Cristina Franchitti-, poi ha fatto il giro e le ha sparato ancora, questa volta al petto. Abbiamo capito subito che non c’era niente da fare».

Accertamenti sui contatti fra la vittima e Molinaro

I carabinieri della compagnia Eur stanno indagando per risalire al movente del delitto. Un’ipotesi è legata all’intenzione di Molinaro di tornare insieme con la ex, con cui aveva un figlio di nove anni. Ma non si escludono altre piste, da contrasti sulle spese di mantenimento a dissidi di natura personale, peggiorati dopo la separazione di tre anni fa. «Da poco Manuela era stata assunta a tempo indeterminato, finalmente appariva tranquilla e serena. Non ci ha mai detto di aver paura di qualcosa o di qualcuno», ha confermato un’altra collega. Ma il lavoro a Villa Sandra non era l’unico per la 50enne, che faceva la fisioterapista anche in altre strutture. L’analisi dei tabulati telefonici, così come di quelli di Molinaro, e anche dei profili social consentirà ora di ricostruire i rapporti fra i due. Soprattutto per capire se negli ultimi tempi ci fossero stati contatti più frequenti rispetto al passato e di quale natura, come anche se la 50enne venisse minacciata dal killer che si è costituito presso la stazione Casalotti dei carabinieri, dove ha consegnato il fucile a canne mozze utilizzato per il femminicidio.

Molinaro era stato arrestato per stalking

Del resto, come ha raccontato l’altra ex, Notari, Molinaro non aveva buoni rapporti nemmeno con lei, con la quale aveva invece una figlia. «Un conto è avere un padre che non paga gli alimenti, un altro è averne uno che è un assassino – ha detto ancora all’Adn Kronos -. Quando ho sentito il telefono squillare e ho visto che era lui, ho creduto che avesse di nuovo discusso con nostra figlia. Ho risposto e ho capito subito che era ubriaco, infatti biascicava – ha proseguito la donna -. Mi ha detto che aveva sparato, che l’aveva uccisa. Non capivo, non ci volevo credere. Gli ho chiesto dove fosse, ha detto che era in macchina a Selva Candida, che voleva ammazzarsi. Sapevo che non lo avrebbe mai fatto. Così ho fatto quello che avrebbero fatto tutti: gli ho detto di andare dai carabinieri, che tutto si sarebbe risolto, che tanto lo avrebbero preso e che sarei andata a trovarlo con nostra figlia, anche se non lo pensavo. Non so nemmeno come ho fatto a convincerlo, ma ci sono riuscita. L’ho tenuto al telefono per tutto il tempo, fino a quando non è arrivato dai carabinieri e mi ha chiesto “Che ci faccio col fucile?”. Voleva portarselo dietro. Gli ho detto di lasciarlo in macchina e ho attaccato solo quando mi ha passato un carabiniere e ho capito che ce l’avevo fatta. Mi tremavano le gambe». Notari ha un pensiero fisso: «Potevo esserci io al posto di Manuela. Forse la famiglia di lei ha sottovalutato il suo passato. Adesso riesco solo a pensare a quella povera creatura rimasta sola».

Il Comune vicino al figlio della vittima

E proprio a lui si è rivolto il sindaco Roberto Gualtieri per il quale «il brutale assassinio di Manuela sconvolge tutti. È l’ennesimo intollerabile femminicidio che avviene nel nostro Paese, al quale le istituzioni devono reagire in maniera compatta, a partire dall’educazione al rispetto, al dialogo e alla parità di genere. Gli episodi di violenza nei confronti delle donne e i femminicidi non sono solo gesti isolati compiuti da folli, ma anche atti barbari figli di un fenomeno culturale da combattere senza quartiere con educazione e cultura per far accettare l’indipendenza e la libertà delle donne».

FONTE: CORRIERE DELLA SERA

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