Ex Ilva: ipotesi di truffa allo Stato per falsi dati sulle emissioni di CO2, dieci indagati vecchia gestione

Perquisizioni da parte dei finanzieri del comando provinciale di Bari nei confronti di amministratori, procuratori, dipendenti e collaboratori pro tempore di Acciaierie d’Italia, attualmente in amministrazione straordinaria

di Redazione Economia

Sono in corso perquisizioni da parte dei finanzieri del comando provinciale di Bari nei confronti di 10 persone, amministratori, procuratori, dipendenti e collaboratori pro tempore di Acciaierie d’Italia S.p.A., società, attualmente in amministrazione straordinaria, che gestisce lo stabilimento ex Ilva di Taranto, indagati per il reato di truffa in danno dello Stato.

L’inchiesta della Procura

L’inchiesta riguarda una presunta falsificazione di dati relativi alle emissioni di CO2 riconducibili alle attività di Adi s.p.a. e poste in essere in epoca precedente la sottoposizione della società alla procedura di amministrazione straordinaria. «Attraverso tali condotte – dichiara la GdF – gli indagati avrebbero procurato un ingiusto profitto per ADI S.p.A. consistito da un lato in un risparmio di spesa, realizzato con la restituzione allo Stato -e, nello specifico, al Comitato ministeriale- di quote CO2 inferiore a quello che la società avrebbe dovuto restituire; dall’altro nei maggiori ricavi determinati dal riconoscimento di quote di CO2 gratuite in misura eccedente con pari danno del mercato primario delle «aste pubbliche» dello Stato».

I riscontri della Guardia di Finanza e le perquisizioni

«I riscontri investigativi in corso – precisa la Finanza – sono finalizzati a rinvenire ulteriori elementi probatori utili al prosieguo delle indagini, con particolare riferimento alla documentazione amministrativa e contabile funzionale alla puntuale ricostruzione delle procedure in esame, nonché all’esatta quantificazione delle quote effettivamente».

Che cosa è il sistema Ets delle quote

Il sistema europeo prevede lo «Scambio di Quote di Emissione (EU ETS)». È istituito dalla Direttiva 2003/87 che costituisce il principale strumento adottato dall’Unione Europea per ridurre le emissioni di gas a effetto serra nei settori energivori a seguito della sottoscrizione del Protocollo di Kyoto. Il sistema si basa essenzialmente su un meccanismo che fissa un tetto massimo al livello complessivo delle emissioni consentite a tutti i soggetti vincolati, permettendo ai partecipanti di acquistare e vendere sul mercato diritti a emettere CO2 (quote) secondo le loro necessità nel rispetto del limite stabilito. Il meccanismo ha lo scopo di mantenere alti i prezzi dei titoli per disincentivare la domanda e, pertanto, indurre le imprese europee ad inquinare meno.

L’ingiusto risparmio di spesa

Acciaierie d’Italia avrebbe dunque dichiarato al registro Eu Ets un numero di quote CO2 inferiore a quello effettivamente emesso, inducendo in errore il comitato ministeriale, che perciò assegnava gratuitamente allo stabilimento ex Ilva di Taranto, per l’anno 2023, un ammontare di quote superiore a quello effettivamente spettante.

 

 

fonte: CORRIERE DELLA SERA

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