Almeno 5 i morti palestinesi, svariati i feriti tra cui una quindicenne raggiunta da pallottole in casa. All’origine delle tensioni, gli insediamenti illegali, contro cui si sono tornati a esprimere gli Stati Uniti
ROMA – A vent’anni dalla seconda Intifada, l’esercito israeliano è tornato a bombardare la Cisgiordania con elicotteri Apache. L’offensiva aerea, come riferisce la testata israeliana Haaretz, è stata lanciata per evacuare i militari che all’alba avevano fatto irruzione nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. Nell’operazione militare sono rimasti uccisi cinque residenti palestinesi. Lo riferisce il ministro della Sanità palestinese, rilanciato dai media locali.
Si tratta di Ahmad Daraghmeh, che si aggiunge a Khaled Azzam Asa’sah e Qais Majdi Jabareen di 21 anni, Ahmad Youssef Saqr di 15, e Qassam Faisal Abu Sariya di 29. Più che raddoppiati anche i feriti, da 45 di stamani a 91, tra cui più di una decina in condizioni critiche tra cui una ragazza di 15 anni raggiunta da un proiettile mentre era in casa. Resta fermo a sette invece il bilancio dei militari israeliani feriti da ordigni rudimentali lanciati da un gruppo di resistenza palestinese, che ha così risposto all’intervento dell’esercito israeliano all’alba volto ad arrestare due sospettati. Per evacuare i propri soldati, l’esercito ha ordinato agli elicotteri Apache di bombardare. L’incursione degli Apache è servita proprio ad aprire un passaggio sicuro per evacuare i soldati. L’operazione delle Israeli defence forces (Idf) di stamani è stata motivata con la necessità di arrestare i presunti responsabili di un aggressione avvenuta giorni prima contro dei coloni israeliani.
Secondo il quotidiano Haaretz, il governo Netanyahu starebbe valutando una più ampia operazione militare di terra, ma l’esercito sarebbe “riluttante”. “A seguito del raid israeliano, sia aereo che con blindati via terra nella città palestinese di Jenin, la nostra équipe sta fornendo assistenza medica al pronto soccorso dell’ospedale Khalil Suleiman” dichiara Jovana Arsenijevic, responsabile del progetto di Medici senza frontiere (Msf) a Jenin. “Il numero di vittime è aumentato nel corso della giornata- ha fatto sapere ancora la responsabile- visto il grande numero di persone rimaste coinvolte. Il nostro team è rimasto sul posto per fornire supporto al personale medico e paramedico dell’ospedale”.
L’ong riporta che degli oltre 90 feriti, 64 persone sono state curate all’ospedale Khalil Suleiman, dove si trovano i team Msf, confermando che dieci pazienti sono ancora in condizioni critiche. “Questa escalation senza precedenti è scioccante e oltraggiosa” aggiunge Arsenijevic. “Sebbene Jenin sia stata testimone per settimane di violenze e disordini, il livello di violenza di oggi è allarmante: si tratta del numero più alto di feriti a Jenin in un solo giorno da anni”. Msf, citando media palestinesi, fa sapere che anche l’ospedale Ibn Sina è stato attaccato. Msf conclude condannando “l’uso indiscriminato della violenza” e ricordando che “le infrastrutture mediche e le proprietà civili non sono obiettivi, colpirle è inaccettabile e rappresenta una violazione del diritto internazionale umanitario”
IL PROBLEMA DEGLI INSEDIAMENTI ILLEGALI
La presenza di insediamenti nella Cisgiordania occupata è una pratica vietata dal diritto internazionale, come hanno più volte ricordato l’Onu o l’Unione europea, e spesso è all’origine di tensioni tra i residenti palestinesi e i coloni israeliani. L’Autorità nazionale palestinese, che ha prerogative limitate in Cisgiordania, condanna da sempre l’approvazione di tali insediamenti, denunciando anche espropri di terreni e abitazioni palestinesi nonché abbattimenti.
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In particolare in settimana il governo di estrema destra di Tel Aviv si pronuncerà sull’approvazione di 4.560 nuove unità abitative in Cisgiordania – 1.332 delle quali in via definitiva -, un piano fortemente voluto dal sesto esecutivo guidato da Benjamin Netanyahu, che dal suo insediamento nel gennaio scorso ne ha approvate già 7mila.
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LA CASA BIANCA: PIANO DA 4.500 COLONIE OSTACOLA LA SOLUZIONE DEI 2 STATI
Contro tale proposta però nelle ultime ore è intervenuto anche il Dipartimento di Stato americano, che si è detto “profondamento preoccupato” e ha invitato Israele a “tornare al dialogo” con la controparte palestinese per “scongiurare una nuova escalation” di violenze: “Gli Stati Uniti si oppongono a tali azioni unilaterali che rendono più difficile il raggiungimento della soluzione dei due Stati e rappresentano un ostacolo alla pace“, ha detto il portavoce Matthew Miller.
Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, che detiene anche un portafoglio alla Difesa, nel rivendicare il piano ha dichiarato: “Continueremo a sviluppare gli insediamenti e a rafforzare la presa israeliana sul territorio”.
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Fonte: Agenzia DiRE
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