L’insediamento è stato persino definito “una versione egiziana di Pompei”, a causa della sua ricchezza e del suo ottimo stato di conservazione. È la scoperta più importante d’Egitto dopo il ritrovamento della tomba di Tutankhamon.
di Laura Larcan
«Potrebbe essere la seconda scoperta archeologica più importante mai fatta dopo il ritrovamento della tomba di Tutankhamon». Così gli archeologi della missione di scavo hanno definito l’impresa. Ancora notizie dall’antico Egitto, che dopo la parata cinematografica delle Mummie dei faraoni andata in scena al Cairo, torna a parlare di imprese scientifiche. Si tratta dell’antica città di Aten, conosciuta come la “città d’oro perduta”, risalente a circa 3mila anni fa e situata non distante da Luxor. L’annuncio della scoperta è stato dato dal famoso archeologo egiziano Zahi Hawass che ha diretto la missione egiziana. Siamo di fronte al sito perduto sotto le sabbie e chiamato: The Rise of Aten, risalente al regno di Amenhotep III, ma utilizzata anche da Tutankhamon e Ay. «Molte missioni straniere hanno cercato questa città e non l’hanno mai trovata. Abbiamo iniziato il nostro lavoro alla ricerca del tempio funerario di Tutankhamon perché i templi di Horemheb e Ay sono stati trovati in questa zona», scrive Hawass sulla sua pagina Facebook. Ed è spuntata, invece, una città. La notizia, documentata dal Washington Post, sta facendo il giro del mondo mediatico.
LA STORIA
Hawass la definisce «la più grande città mai trovata in Egitto. Fondata da uno dei più grandi sovrani dell’Egitto, il re Amenhotep III, il nono re della XVIII dinastia che governò l’Egitto dal 1391 al 1353 a.C., questa città fu attiva durante la co-reggenza del grande re con suo figlio, il famoso Amenhotep IV Akhenaton». Era il più grande insediamento amministrativo e industriale dell’era dell’impero egiziano sulla riva occidentale di Luxor. «Le strade della città sono fiancheggiate da case, le cui mura sono alte fino a 3 metri – spiega lo studioso – possiamo rivelare che la città si estende a ovest, fino alla famosa Deir el-Medina». Le indagini sono iniziate nel settembre del 2020 e nel giro di poche settimane sono riaffiorate formazioni di mattoni di fango che hanno svelato la struttura della città. Non altro che lo scheletro di una grande città in buone condizioni di conservazione, con mura quasi complete e con stanze piene di strumenti della vita quotidiana. Gli strati archeologici sono rimasti intatti per migliaia di anni, lasciati dagli antichi residenti come se fosse ieri.
ANELLI E PANETTERIE
Come racconta Zahi Hawass, è stato ritrovato un gran numero di reperti archeologici, come anelli, scarabei, vasi di ceramica colorata e mattoni di fango recanti i sigilli del cartiglio del re Amenhotep III. Tutti elementi che hanno confermato la datazione della città. Dopo soli sette mesi di scavi, sono state scoperte diverse aree o quartieri. Nella parte meridionale, la missione ha trovato una panetteria, una zona di cottura e preparazione dei cibi, completa di forni e deposito di vasellame. Dalle sue dimensioni, possiamo affermare che la cucina accoglieva un numero molto elevato di lavoratori e dipendenti. La seconda area, ancora in parte scoperta, è il quartiere amministrativo e residenziale, con unità più ampie e ben disposte. Quest’area è recintata da un muro a zig-zag, con un solo punto di accesso che conduce a corridoi interni e zone residenziali. L’unico ingresso ci fa pensare che fosse una sorta di sicurezza, con la possibilità di controllare l’ingresso e l’uscita in aree chiuse. «I muri a zig-zag sono uno dei rari elementi architettonici dell’antica architettura egizia, utilizzati principalmente verso la fine della XVIII dinastia», spiega Hawass. La terza area è l’officina. Nei vari scavi eseguiti «la missione ha trovato molti strumenti utilizzati legati ad attività industriali come la filatura e la tessitura». Trovate anche scorie metalliche e di fabbricazione del vetro.
IL MISTERO DELLO SCHELETRO CON LA CORDA INTORNO ALLE GINOCCHIA
All’interno di una delle stanze sono state trovate due insolite sepolture di una mucca o di un toro. Sono in corso indagini per determinare la natura e lo scopo di questa pratica. E ancora più notevole la sepoltura di una persona trovata con le braccia tese lungo i fianchi, e resti di una corda avvolta intorno alle ginocchia. La posizione di questo scheletro è piuttosto strana e sono in corso ulteriori indagini. Uno dei più recenti ritrovamenti di una nave contenente 2 galloni di carne essiccata o bollita (circa 10 kg), reca una preziosa iscrizione: Anno 37, carne condita per la terza festa di Heb Sed dal macello del recinto per bestiame di Kha fatta dal macellaio luwy. Questa preziosa informazione, non solo ci dà i nomi di due persone che vivevano e lavoravano nella città, ma confermava che la città era attiva e il tempo della co-reggenza del re Amenhotep III con suo figlio Akhenaton.
LE TOMBE SCAVATE NELLA ROCCIA
Come annuncia sempre Hawass, a nord dell’insediamento è stato scoperto un grande cimitero, la cui estensione è ancora da determinare. Finora, la missione ha scoperto un gruppo di tombe scavate nella roccia di diverse dimensioni che possono essere raggiunte attraverso scale scavate nella roccia. Una caratteristica comune della costruzione di tombe nella Valle dei Re e nella Valle dei Nobili. I lavori sono in corso e la missione prevede di scoprire tombe intatte piene di tesori.
fonte: Il Messaggero
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