di ROCIOLA Savio
Il fuoco inestinguibile d’amore e di dedizione agli altri, che era difficile a domare, anni di una vita così impegnata e spesa per gli altri, “messi a tacere” dal Signore il 1° agosto.
Cosa ne rimane? La risonanza dei suoi insegnamenti e la bontà o magari un sorriso o sorriso regalato ai più bisognosi. Di chi parliamo? Di Suor M. Speranza del Sacro Cuore (nome acquisito da giovanissima, nel momento in cui ha deciso di consacrarsi a Dio tra le suore di Gesù Redentore), conosciuta come Giovannina Giannini, Barlettana nata ad aprile del ’45.
Nel 1965, iniziò la missione apostolica a cui si era generosamente donata: in mezzo ai piccoli della scuola materna, tra gli anziani, nell’apostolato parrocchiale, ma portava sempre nel cuore un vivo desiderio di partire per le missioni estere, realizzato dopo poco più di 20 anni. Nel 1988 il suo sogno prese vita, e Suor M. Speranza partì per la Colombia, dove rimase fino al 2006 spendendo tutte le sue energie per i poveri, gli abbandonati, i bisognosi, i rifiutati dalla società che andava ad incontrare anche di notte per le strade di Bogotà portando loro un pasto caldo, un po’ di cibo, conforto e tanto amore.
“Risate, gratitudine, amore, sincerità per tutte le persone” così la ricordano in molti, così ne fanno memoria tutte quelle persone alle quali la Suora, di origini barlettane, ha portato conforto nella loro vita. “È entrata nella mia vita in un momento in cui ero senza lavoro e ha riempito quello spazio con quella sua grande gioia. Con il suo fare, non mi ha mai permesso di essere triste o di mollare perché le cose non funzionavano in un particolare momento”: la testimonianza di una donna che ha definito Suor Speranza “una sorella che non ho mai avuto”.
Una donna, prima che Suora, che accoglieva nella propria casa, ma soprattutto nel cuore, una consacrata piena di tante virtù che insegnava giornalmente, affinché tutti coloro che erano al suo fianco potessero imparare da lei; una maestra non solo a livello spirituale… “Era una donna molto caritatevole: con quel grande cuore che aveva, aiutava tutti, fornendo loro tutto ciò di cui avevano bisogno”
La donna con il “sorriso eterno”, così l’ha descritta Padre José Ignacio Ortega, prima di raccontare che per lui e per i “Fratelli” (Monaci) di Jesús Redentor, ovvero il ramo maschile della Congregazione delle Suore di Gesù Redentore, la suora è una fondatrice, la fondatrice della loro comunità monastica maschile, per poi proseguire parlando dell’arrivo di Suor Speranza in Colombia e del prosieguo del suo cammino lì. “Appena arrivata, per cercare di farsi accettare dalla popolazione più povera, molto diffidente per via della cultura presente in quella zona nel periodo, cercava con loro e condivideva ciò che c’era per strada, anche rovistando nella spazzatura. Quando fu Madre Superiora a Bogotà, svariate volte è stata vittima di atti violenti a scopo intimidatorio con colpi di pistola e minacce da parte della malavita locale, Difendendo una palazzina per i senzatetto e i bambini, perché la malavita li voleva per i loschi affari.”
Storie, ricordi, testimonianze, ma soprattutto vita vissuta grazie all’amore di Dio, immersi tutti nella vita e nel cuore di una donna, che purtroppo prima di spegnersi ha dovuto passare un momento di forte sofferenza. Nel colmo della sua vita, così impegnata e spesa per gli altri, le sue consorelle cominciarono ad avvertire i segnali di una penosa malattia che si affacciava nella sua vita. A fatica fu richiamata in Italia e trascorse mesi di sofferenze indicibili per poi ritirarsi in seguito a Perugia, a “casa Le Dieu” dove, malgrado le attenzioni e le cure di tutti, trascorse anni nell’immobilità, nell’offerta e nel silenzio totale. Una sofferta e generosa esistenza, placata solo con una malattia e infine la “sorella morte” come l’ha definita San Francesco, che con una carezza l’ha accompagnata alla “Casa del Padre” nella notte del 1 agosto, dando la certezza a tutti coloro che le sono stati vicino che ora vive nella pace e nella gioia degli eletti.
“Grazie, Suor Speranza, per essere stata nostra compagna di viaggio. Ora hai finalmente raggiunto la meta che tanto desideravi ma, dal cielo, continua a intercedere per noi, per la tua famiglia, per il mondo intero che tanto desidera la sospirata pace.” Il messaggio delle sue consorelle. Due frasi con un significato profondo, un ringraziamento, una richiesta, per avere un briciolo del suo amore e della sua forza, per poi essere vicino al prossimo, per gli altri, con gli altri, come lei ha sempre fatto e insegnato nel suo periodo di vita piena vissuta.
Savio Rociola
Be the first to comment on "Da Barletta a Bogotà: il sorriso di Suor M. Speranza torna alla Casa del Padre"