di ROCIOLA Savio
Litigi tra partiti in quel di Andria. Storie già scritte su dei copioni provati e riprovati… e che lasciano sempre uno sconfitto alla luce dell’opinione pubblica, pronta sempre a difendersi come meglio crede.
Questa volta lo show ha coinvolto come protagonisti l’Onorevole Mariangela Matera e il Sindaco di Andria, Giovanna Bruno, o più in generale il PD, il tutto incentrato su dei commenti dell’amministrazione comunale in carica, in merito alle scelte del governo Meloni, circa la bocciatura dei progetti presentati nel PNRR per la Puglia. “Bentornata onorevole, si sentiva proprio la mancanza di qualche slogan”: il messaggio rivolto da Partito Democratico, Andria Bene in Comune, AndriaLab3 e Futura – Rete Civica Popolare, alla loro massima rappresentante del territorio in Parlamento. Un bentornato ovviamente dal sapore amaro, giunto subito dopo il “tentativo” della Matera, di difendere il suo lavoro, il suo governo e il suo partito, un tentativo, che sembra cadere nel vuoto, mettendo solamente sotto gli occhi di molti “l’incapacità di rappresentare davvero il bene di Andria e dei suoi cittadini” come hanno detto i suoi competitor. Si parla della perdita di circa 20 milioni di euro, che sarebbero stati utili alla città dell’entroterra pugliese per lo sviluppo di opere volte a migliorare il benessere e alla fruibilità della città: Pinqua Terra (zona stazione Andria Sud) per 14,5 milioni che prevedevano tra l’altro un nuovo sottovia carrabile, la nuova stazione autobus, edilizia residenziale sociale e riqualificazioni a verde; Piazza mercato e ludoteca per oltre 5,0 milioni nel quartiere San Valentino; Centro di aggregazione via Fornaci per 325 mila euro per la sua riqualificazione a causa dell’abbandono nel quale l’amministrazione Giorgino l’aveva lasciato dopo averlo per ben due volte inaugurato.
L’onorevole Matera, commentando le critiche ha riferito che uno dei progetti, in particolare quello di Pinqua Terra (zona stazione Andria Sud) per 14,5 milioni, era ed è rimasto nel PNRR, mentre gli altri per incompatibilità di tempistiche tassative del PNRR (30 giugno 2026 le opere devono essere collaudate), ha deciso di spostare le opere su altri canali di finanziamento, come quelli della Coesione che hanno scadenza 31 dicembre 2029.
Uno “scarica barile” di colpe che rende i cittadini inermi davanti alla recita di un copione che si sta recitando in tante città, preoccupate del rischio di default dei propri Comuni, spettatori disarmati dei tagli del PNRR. Velo di retoriche e di mezze verità, che non giovano alle città, ma in particolare ai cittadini che preoccupati, talvolta, si sentono solamente come se stessero vivendo un momento di pausa e standby che non finisce mai.
Savio Rociola
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