Chi ha ucciso Alex Marangon «partecipò al rito»: l’ipotesi che il barman sia stato colpito per «calmarlo. È stato picchiato pesantemente»

Alex Marangon, la vittima

Le ultime notizie sulle indagini sul barman di 25 anni trovato senza vita nel Piave dopo aver partecipato a un evento sciamanico

di Roberta Polese
Nessuna pista «esterna». Chi ha ucciso Alex Marangon la notte tra il 29 e il 30 giugno scorso ha partecipato al rito sciamanico al qualche aveva preso parte anche la vittima nell’abbazia sconsacrata di Santa Bona a Vidor, nelle colline trevigiane. Ne sono convinti gli investigatori che ieri hanno messo qualche punto fermo nell’indagine sull’omicidio del barman veneziano di 25 anni. Nonostante il proprietario dell’abbazia, il conte Giulio Da Sacco, e l’organizzatore dell’evento «musica e medicina», Andrea Zuin detto «Zu», abbiano mostrato come dalle mura della struttura si possa entrare e uscire proprio nel punto in cui Alex si sarebbe allontanato, gli investigatori dicono che non vi è alcuna pista alternativa: s’indaga sul rito sciamanicoÈ sui venti partecipanti che si continua a puntare per trovare l’assassino. Alex è stato ucciso con feroci colpi al capo dati con un sasso o un bastone, prima è stato anche preso a calci e pugni sul torace.

Il movente

Il movente, sempre secondo indiscrezioni investigative, sarebbe da ricercare in un violento tentativo di calmare Alex che in preda a sostanze psicotrope avrebbe dato in escandescenze, uscendo dal «cerchio» creato all’interno dell’abbazia e allontanandosi in giardino. Il tentativo di calmare il giovane sarebbe degenerato in un pestaggio estremamente violento: con ogni probabilità chi ha agito era in preda alle stesse sostanze che potrebbe aver preso Alex. La vittima, priva di sensi, sarebbe stata poi gettata nel fiume che si trova a pochi metri dal giardino dell’abbazia. A mettere gli investigatori su questa strada sono gli esiti dell’autopsia svolta venerdì sul corpo di Alex dal medico legale incaricato dalla Procura Alberto Furlanetto, con il collega Antonello Cirnelli nominato dalla famiglia di Alex Marangon.
Le risultanze sono state evidenti al punto da far dire al procuratore capo Marco Martani: «Alex è stato picchiato pesantemente» convincendo così la Procura a indagare per omicidio e non per morte come conseguenza di altro reato.

Le indagini e i partecipanti al rito

Ora si attendono gli esiti degli esami tossicologici sul corpo di Alex. L’abbazia non è stata sequestrata, nonostante sia stata passata al setaccio dai cani molecolari. Domenica 30 giugno, nonostante le ricerche del corpo, si è pure tenuto il banchetto di un matrimonio, con carabinieri e vigili del fuoco che si aggiravano tra gli ospiti e sposi interdetti. Ieri gli investigatori hanno fatto sapere di aver sentito già tutti i partecipanti alla «festa» in abbazia di sabato 29 e domenica 30 giugno. Anche il «curandero» Jhonni Benavides, giunto dalla Colombia insieme con il suo amico medico e «guest star» dell’evento, avrebbe dato la sua versione dei fatti. I due stranieri non sono spariti, non sono latitanti. I carabinieri guidati dal comandante del reparto operativo Marco Turrini fanno sapere di averli interpellati e di non avere al momento nessun elemento a loro carico. Eppure sono loro due, insieme con una terza persona, ad aver seguito Alex alle 3.30 della notte quando si è alzato dal cerchio sciamanico pare in preda a una crisi. Sono stati loro, e un’altra persona, gli ultimi ad averlo visto vivo.

Il papà: «Nessuno mi ha chiamato»

Ieri in un’intervista alle tv locali il conte Giulio Da Sacco, con vicino l’avvocato Cesare Dal Maso, ha continuato a ribadire di non credere all’omicidio. Intanto il padre di Alex dice: «Nessuno dei partecipanti si è fatto sentire, Andrea Zuin a noi ha detto di non aver visto niente, ora rilascia interviste dicendo di aver visto che si è alzato e che si è allontanato».
Il funerale del giovane si terrà sabato a Marcon, in provincia di Venezia. Il padre: «Mettetevi abiti colorati, a lui sarebbe piaciuto così».

 

FONTE: CORRIERE DEL VENETO

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