‘Le Iene’ hanno portato il caso in tv
ROMA – La vicenda di Carlo Gilardi, a cui ‘Le Iene’ hanno dedicato approfondimenti e servizi negli ultimi anni, è arrivata a ricevere una sentenza dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo che ha stabilito una violazione dell’articolo 8 della Convenzione Europea dei diritti umani per aver disposto il ricovero presso una residenza sanitaria assistenziale. “E mentre la Corte Europea dei diritti dell’uomo stabilisce una violazione- si legge in una nota del programma- ‘Le Iene’, per la stessa vicenda, stanno subendo un processo per diffamazione in Italia. La trasmissione aveva inoltre chiesto di spostare il processo da Lecco per incompatibilità ambientale, richiesta che è stata negata dalla Cassazione”.
Carlo Gilardi, il ricco benefattore di Airuno (cittadina della provincia di Lecco, ndr) si trova infatti dal 27 ottobre 2020 in una Rsa, contro la sua volontà. Il programma di Italia 1, che in questi anni ha fatto conoscere oltre quella di Carlo, diverse storie di persone che hanno subìto stravolgimenti della loro vita e a cui le istituzioni avrebbero tolto la libertà di scegliere come, dove, con chi vivere e persino dove morire, aveva raccolto anche uno sfogo di Carlo in cui diceva: “Io sono stufo di star chiuso qui”. L’avvocato Mattia Alfano, in qualità di rappresentante di alcuni familiari di Carlo, aveva presentato un ricorso proprio alla Corte Europea per conto del cugino. Nelle pagine della sentenza di oggi si legge che la causa presentata riguarda “la collocazione sotto tutela legale di una persona anziana e il suo collocamento in una casa di riposo ospedaliera in isolamento sociale dal mondo esterno durante tre anni”. La Corte giudica in particolare che Carlo Gilardi “si è trovato posto sotto la completa dipendenza del suo amministratore in quasi tutti gli ambiti e senza limiti di durata”. Rileva, inoltre, “con preoccupazione, che le autorità hanno, in pratica, abusato dell’elasticità dell’amministrazione di sostegno per perseguire le finalità che la legge italiana assegna, con dei rigorosi limiti, al Tso (trattamento sanitario obbligatorio), la cui disciplina legislativa è stata dunque elusa mediante un ricorso abusivo all’amministrazione di sostegno”.
La Corte nota, inoltre, che “un rigoroso regime di isolamento è stato deciso dall’amministratore di sostegno anche se Gilardi chiedeva di poter tornare a casa. Egli è stato così privato, salvo poche eccezioni, di ogni contatto con l’esterno e ogni richiesta di colloquio telefonico o di visita dava luogo a filtraggio da parte dell’amministratore di sostegno o del giudice tutelare”. La Corte ha concluso che, nel caso di specie, “se l’ingerenza perseguiva l’obiettivo legittimo di proteggere il benessere in senso lato” del signor Gilardi, tale ingerenza “non era tuttavia, rispetto alla gamma di misure che le autorità potevano adottare, né proporzionata né adatta alla sua situazione individuale”. La sentenza della Corte dichiara anche che “qualsiasi misura di protezione adottata nei confronti di una persona in grado di esprimere la propria volontà deve, per quanto possibile, riflettere i suoi desideri. Tenuto conto dell’impatto che la collocazione di Gilardi- si legge- sotto tutela giudiziaria ha avuto sulla sua vita privata, la Corte osserva che, sebbene le autorità giudiziarie si siano dedicate ad un’approfondita valutazione della situazione dell’interessato prima di procedere al suo collocamento in una casa di cura, esse non hanno cercato durante esso, in considerazione della particolare vulnerabilità che sentivano di aver individuato, di adottare misure per mantenere le sue relazioni sociali e di mettere in atto un percorso specifico per favorire il suo ritorno a casa. Al contrario, a seguito del suo collocamento in casa di cura” a Gilardi “si è visto imporre un isolamento dal mondo esterno, e in particolare dalla sua famiglia e dai suoi amici”.
“Tutte le visite e le telefonate erano filtrate dal suo amministratore o dal giudice tutelare, ed una delle poche persone autorizzate a vederlo in questi tre anni era il sindaco del comune dove risiedeva. La Corte osserva, infine, che tale filtraggio è stato posto in essere non appena Carlo Gilardi è arrivato nella struttura, cioè prima della messa in onda sui canali nazionali del programma Le Iene” dice ancora la nota.
Anche il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, attraverso una nota ufficiale, esprime il proprio rammarico: “Perché le nostre indicazioni, più volte espresse e oggi richiamate dalla stessa Corte europea, non abbiano indotto le Autorità responsabili a evitare questa censura nei confronti del Paese. Esprime tuttavia anche la soddisfazione per i principi che tale pronuncia afferma e per la loro possibile futura applicazione in ulteriori casi che, in analogia con quanto avvenuto a Lecco, possano ripetersi in altre situazioni. Il Garante nazionale ricorda di aver cercato a più riprese, come documentato dalla Corte Edu nella pronuncia odierna, di interloquire con le Autorità responsabili affinché le misure adottate venissero gradualmente ridotte e consentissero l’affermazione di quel margine di autodeterminazione che non può mai essere sottratto a qualsiasi persona”.
Fonte: Agenzia DiRE
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