Si alza stavolta anche il grido delle pescherie, questa volta non per la vendita del pesce al mercato, per invogliare la gente a comprare, ma a causa del caro vita e del caro energia, che è arrivato a colpire l’ennesima categoria di lavoratori.
Il consumo del pesce da parte delle famiglie, anche a causa dei costi, è di gran lunga diminuito, il costo energetico dei frigoriferi dove conservare il pesce è diventato insostenibile, gran parte del pescato va buttato e il lavoro di tante persone diventa vano. Alcuni pescatori di Barletta si uniscono a ciò che è stato riferito su altre testate giornalistiche nei giorni precedenti e affermano che molto pesce di qualità va a finire in grande quantità perduto e ultimamente, alcuni giorni, si rendono conto che la spesa dei prodotti ittici fatta dalle famiglie è totalmente calata, e causa vendita ridotta, spesso e volentieri non riescono neanche a coprire le spese che i proprietari sostengono per mantenere il personale. Il tutto ci viene anche confermato da diverse pescherie locali, tra cui “Leone”, dove il Signor Pino ci riferisce: “Noi compriamo il pesce dai commercianti a prezzi molto più alti, di conseguenza siamo costretti a venderlo al pubblico con degli aumenti sul costo, per rientrare nelle nostre spese che non sono poche. Ovviamente i clienti poi si lamentano, e ci dispiace moltissimo”
Un problema che va avanti da qualche mese e i pescatori tutti sono veramente preoccupati del fatto di poter arrivare a fare la scelta drastica di chiudere.
Aiuto, è il grido unanime di tutti gli esercenti, da quello con il negozio più piccolino a quello più grande, “aiuto”, quella parola che anche i nostri commercianti ittici barlettani rivolgono al governo, sperando che possa intervenire a favore e in aiuto di tutte quelle categorie in pronta crisi finanziaria e a rischio di abbassare la saracinesca improvvisamente e forse anche definitivamente.
Savio Rociola
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