di Claudio Velardi (Il Riformista)
Caro Matteo Renzi, a questo punto proviamo a fare un discorso di fondo. Vale la pena spenderlo per te, visto che riformista lo sei – senza dubbio, al punto che hai persino diretto questo giornale! – e che tante speranze le hai suscitate, da più di dieci anni a questa parte, in tutti coloro che aspirano ad un’Italia più moderna, competitiva, aperta e innovativa.
Speranze forse eccessive all’inizio, alimentate dalla fame di leadership di cui il paese aveva (e continua ad avere) bisogno, poi via via ridimensionate fino ad essere risucchiate inesorabilmente, sconfitta dopo sconfitta, nel buco nero del tuo solipsismo, che ieri – nell’intervista che hai dato alla Stampa – ha fatto un bel passo avanti. Non tanto per le solite, stanche esibizioni verbali, piene di calembour, richiami al glorioso passato e frasi fatte. O per le medaglie che da solo ti appunti in petto (le preferenze prese, l’entusiasmo per la collaborazione con Blair, i tanti impegni all’estero: somiglianze inquietanti… almeno – mi raccomando – non farti anche crescere i baffi). Quanto per il succo politico dell’intervista, degno – per usare il tuo linguaggio – del più fiacco dei follower, non certo di un leader.
In sintesi la tua tesi, a proposito della già patetica discussione sul destino del centro, è che Margherita 2.0 o terzo polo autonomo, primarie o congressi, De Gasperi o Schlein (li hai accostati tu i due nomi), certo bisognerà decidere, ci sono diverse strade possibili, sono scelte toste ma da fare… e tu non ti esprimi nel merito: ti limiti a dire che assisterai, aiuterai, parteciperai.
Ma ti sembra possibile? Non sarebbe più dignitoso dare un seguito pratico alla tua annunciata decisione di non ricandidarti, lasciando che militanti e dirigenti possano decidere da soli il loro destino, senza che incomba ad ogni passo il tuo ingombrantissimo ego? E dunque: avevi annunciato il congresso di Italia Viva (come il tuo gemello Calenda pare voglia fare per Azione). Indica subito delle regole, un percorso, qualche data, e dimettiti formalmente da segretario di IV. Questo sì che sarebbe un atto politico nell’interesse della comunità (ammirevole e residua) che ancora pende dalle tue labbra. E scusami, infine, per le parole crude, ma tu sai che sono dette con affetto vero.
fonte: Il Riformista
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