Buenos Aires, dubbi sull’efficacia dei vaccini cinesi anti-Covid

Gli argentini stanno usando il Sinopharm, il cui livello di efficacia è ancora da verificare. Il Sinovac usato in Cile e Brasile ha un tasso di successo poco sopra al 50%. Immunologo Guillermo Docena: Davanti a una pandemia qualsiasi vaccino è meglio di niente. Potenziare i vaccini cinesi con il russo Sputnik.

di Silvina Premat

Buenos Aires (AsiaNews) – L’efficacia dei vaccini cinesi contro il Covid-19 è una delle questioni più discusse in questi giorni nel Paese. La recente dichiarazione di Gao Fu, un alto funzionario sanitario di Pechino, sulla bassa efficacia dei farmaci cinesi anti-coronavirus si è aggiunta alla preoccupazione per la morte di un famoso giornalista e conduttore televisivo: Mauro Viale è morto l’11 aprile, quattro giorni dopo aver ricevuto la prima dose del vaccino cinese Sinopharm. I medici argentini hanno chiarito subito che la morte di Viale non è stata causata dal vaccino, ma dal Covid-19, malattia che aveva già contratto e di cui non aveva ancora i sintomi.

L’apprensione si estende al Cile, dove si registra un picco nei contagi, malgrado quasi il 25% della popolazione è vaccinato in modo completo (63,5 dosi per ogni 100 abitanti). Come il Brasile, i cileni usano il vaccino cinese Sinovac, la cui efficacia una volta somministrate le due dosi è del 56,4%, secondo quanto riferito dall’università nazionale del Cile. Finora le autorità sanitarie cilene hanno effettuato l’89% delle inoculazioni con il Sinovac.

L’Argentina conta 2,5 milioni di contagi e più di 58mila decessi per il coronavirus. La campagna di vaccinazione, iniziata il 29 dicembre, sta procedendo al rilento. Secondo l’Organizzazione panamericana della sanità, al 12 di aprile le dosi somministrate sono 4,9 milioni, pari al 10% della popolazione totale. Il russo Sputnik V è stato iniettato a 3,2 milioni di persone (il 65%); il Sinopharm a poco più di un milione di pazienti (21%).

“Si sta usando il Sinopharm per screditare [la Cina]”, ha detto ad AsiaNews l’immunologo Guillermo Docena, direttore dell’Istituto di studi immunologici e fisiopatologici dell’università nazionale di La Plata. Docena è uno degli autori del primo studio fuori dalla Russia sui risultati dello Sputnik. Compiuto su un campione di 288 argentini, esso indica che 21 giorni dopo la prima dose il 94% dei vaccinati ha sviluppato gli anticorpi previsti.

Una ricerca simile su Sinopharm è in preparazione; gli unici dati disponibili sono quelli di Lancet, che ha registrato un’efficacia del 79,6% nelle prime due fasi di sperimentazione. “Tutto quello che posso dire finora – afferma Docena – è che il vaccino cinese sembra essere meno potente di quello russo”. Egli fa notare anche che il Sinopharm appare più efficace del Sinovac: lo confermerebbero non solo i risultati dello studio cileno, ma anche di quello brasiliano, secondo cui l’efficacia di Sinovac si ferma al 50,4%.

Il ricercatore ha aggiunto però che quando parliamo di efficacia dobbiamo distinguere se stiamo discutendo della capacità di prevenire l’infezione o di evitare una malattia grave. “In una situazione critica come quella che stiamo vivendo – osserva Docena – qualsiasi vaccino è meglio di niente. Nel mezzo di un’ondata di infezioni non è cosa da poco se si può salvare metà delle persone”.

Lo scienziato argentino ha apprezzato l’onestà di Gao Fu nel riconoscere “che i vaccini cinesi non sono abbastanza efficaci, sollevando la questione di come migliorarli”. Gao ha suggerito di combinare vaccini diversi in uno stesso paziente, di accrescere il numero di dosi iniettate da due a tre e di modificare l’intervallo tra una dose e l’altra. Sono soluzioni per migliorare un qualsiasi vaccino, spiega Docena: “Per potenziare il proprio vaccino, AstraZeneca sta studiando la combinazione con lo Sputnik. A prima vista non è male. Dobbiamo analizzarlo, produrlo e se non funziona, correggerlo”. Ma per fare ciò, sostiene l’esperto, servono i vaccini: “Se non arrivano, sarà un problema”.

 

fonte: AsiaNews

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