Il diplomatico e statista, artefice di apertura verso la Cina e gestore di crisi globali, si è spento a 100 anni nella sua casa in Connecticut. Un lascito controverso che ha segnato 12 presidenze americane.
di Redazione
NEW YORK – Henry Kissinger, il visionario artista di politica estera che ha plasmato gli Stati Uniti e il mondo attraverso momenti critici, è deceduto nella sua residenza in Connecticut. A 100 anni, il diplomatico che ha influenzato 12 presidenti americani ha lasciato un’eredità di successi e controversie.
Il suo ruolo fondamentale nell’apertura degli Stati Uniti alla Cina, orchestrando la storica visita di Nixon nel 1972, ha cambiato l’equilibrio globale, ridimensionando l’Unione Sovietica e aprendo la via al capitalismo cinese. Un capitolo che ha anche offuscato la disfatta americana in Vietnam.
L’influenza di Kissinger si riflette anche nelle trattative premiate con il Nobel per la Pace nel 1973, nonostante la guerra del Vietnam fosse ancora in corso. Il suo “shuttle diplomacy” tra Israele e i suoi vicini nel 1978 ha culminato negli accordi di Camp David.
Tuttavia, il suo pragmatismo ha suscitato critiche, evidenziato dalla sua controversa partecipazione nel rovesciare Allende in Cile e sostenere Pinochet, oltre ai bombardamenti in Cambogia e alla presenza della CIA in aree di crisi africane. Questo doppio volto di successo e critica segna la storia complessa di Kissinger, che rimarrà una figura dibattuta della politica americana.
Il suo percorso, iniziato con la fuga dalla Germania nazista nel 1938, si è concluso con la sua morte, ma il lascito di Henry Kissinger nella politica mondiale resterà al centro del dibattito storico.
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