Liturgia del giorno: 1 Gv 2, 22-28; Sal 97; Gv 1, 19-28.
La Chiesa ricorda oggi questi due grandi dottori cappadoci e li unisce in un’unica memoria. Basilio nacque nel 330 circa a Cesarea di Cappadocia da una famiglia profondamente cristiana: dei dieci figli, tre furono vescovi (uno è Gregorio di Nissa). Legatosi in amicizia con Gregorio Nazianzeno, diede vita ad una nuova forma monastica cenobitica incentrata sulla preghiera e sul lavoro intellettuale e manuale, qualificandosi con i suoi scritti – la Grandi Regole e le Piccole Regole – come legislatore della vita cenobitica in Oriente (san Benedetto in Occidente lo chiama «nostro padre»). Diventato vescovo di Cesarea, si batté con grande zelo contro l’eresia ariana; inoltre fu attivo organizzatore di opere caritative, tanto che l’ospedale per i poveri, i pellegrini e gli infermi fu chiamato “Basiliade”. Egli è anche considerato il “Dottore dello Spirito Santo” sul quale scrisse il suo Trattato; inoltre, dopo essersi ritirato ad Annesi, compose il Giudizio di Dio, un testo severo in cui rimprovera con estremo vigore la Chiesa del suo tempo colpevole di ignorare la Scrittura. Di grande interesse è anche lo suo epistolario, comprendente 365 lettere preziose per la conoscenza della sua dottrina, della sua vita e della storia della Chiesa. Basilio morì nel 379. Gregorio nacque nel 329 ad Ariano, presso Nazianzo, da una madre santa (che curiosamente si chiamava Nonna) e con due santi in famiglia (la sorella Gorgonia e il fratello Cesario). Coetaneo e compagno di studi di Basilio, intorno al 370 fu consacrato vescovo di Sàsima, una piccola diocesi in Asia Minore, ma poi si ritirò per tre anni in un monastero. Lì gli arrivò la nomina a patriarca di Costantinopoli, dove gran parte dei fedeli erano ariani. Lui vi ristabilì la dottrina cattolica, ma poi decise di tornare a Nazianzo dove i suoi concittadini lo volevano come pastore, ma appena trovò un successore gli cedette la carica, dedicandosi fino alla morte (verso il 389) allo studio e alla predicazione. Di lui ci restano 45 discorsi, 244 lettere e molte poesie scritte in una lingua ricca, armoniosa e pura.
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